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28.12.18 - 15:300

La musica, ma non solo. Bohemian Rhapsody ci restituisce l'immagine di un divo umanissimo, fragile come tutti noi

Il film sui Queen è stato il più visto nel mondo durante il 2018, così come in Svizzera e in Italia. Conquista con i successi evergreen, ma non solo: riscatto, omosessualità, amore, amicizia, dolore, smarrimento, redenzione

BELLINZONA – Io c’ero, noi c’eravamo. Lo penso io e lo pensa chi è andato a vedere Bohemian Rhapsody, il film dedicato ai Queen, o meglio, a Freddy Mercury e a parte della sua vita. È stato il film più visto nel 2018 nel mondo, e Italia e Svizzera non fanno eccezioni. Perché è piaciuto tanto?

I film musicali vanno di moda, in questo periodo. Non è il primo a sbancare il botteghino. A correre nelle sale, gli appassionati, quelli che con i Queen sono cresciuti, che conoscono le canzoni a memoria e le riconoscono al primo accenno di musica. Per loro, significava immergersi in una realtà conosciuta e amata. Al cinema sono andati i giovani, per scoprire qualcosa di diverso, per toccare con mano un gruppo il cui nome lo conoscono tutti.

Per chi è una novità We are the champion, per esempio? Ma quanti sanno che è stata suonata sul palco di Liv Aid, una sorta di ringraziamento di Mercury a chi non lo ha abbandonato? Chi sa che We will rock you è nata battendo mani e piedi in una sala prove per coinvolgere di più il pubblico? E che per Bohemia Rhapsody i Queen hanno rischiato il tutto per tutto, proponendo un brano fuori dai parametri radiofonici?

La musica fa il suo, perché in certi momenti pare di essere sul palco con loro, in mezzo alle centomila persone che applaudono. E da lì a voler risentire questo o quel successo in auto, è un attimo.

A fare del film uno spaccato reale è anche la trama, umanissima, del genio maledetto Mercury. In lui c’è tutto: il talento, la voglia di riscatto, l’amicizia, la malattia, la sofferenza, l’omosessualità, la caduta, il riscatto. C’è il gruppo e c’è la voglia di emergere da solo. C’è il perdersi e c’è il ritrovarsi. C’è l’allontanarsi dai valori e poi andare a cercarli.

Si parte da un ragazzo pakistano che lavora a un aeroporto e sogna di diventare una star della musica, di un giovane che vuole farsi da solo, che per le sue ambizioni si scontra con una famiglia tradizionalista. Un tema mai visto? Certo che no, attualissimo.

C’è la possibilità, la prima, poi il talento che esplode, i Queen che diventano qualcuno. Beh, qui è un po’ più difficile parlare di realtà comune, perché non ogni banda che parte dal nulla diventa i Queen. E ci mancherebbe. Ma sembra di essere in una favola, gli studenti che suonavano per hobby diventano realmente star. E c’è l’amore, di Freddy per Mary, la proposta di matrimonio. 

Poi, arrivano i dubbi. Sino all’umanissima confessione di essere omosessuale, in un mondo che ancora non lo accettava. In una scena intensa, Mercury mostra la paura, la consapevolezza che tutto sarà difficile, il voler nascondere quello che è senza più riuscirci. Di sicuro, in molti si sono riconosciuti. 

La fama porta il divo a perdersi. Droga, alcool, sesso sfrenato, feste, compagnie sbagliate. Nonostante il talento, o forse grazie a quello. I compagni degli inizi, coloro che sono diventati qualcuno grazie a lui, che improvvisamente sono scomodi, troppo distanti dal suo mondo di eccessi. Si scorda le origini, e si perde. Tanto da ammalarsi, da circondarsi di persone che da lui vogliono tutto ma non danno niente.

Ci vuole Mary, l’amore mai sopito (questa sì che è una favola) a far riecheggiare il passato. E Freddy Mercury, quasi timoroso, chiede di poter rivedere i compagni di un tempo. Il peccatore che torna a redimersi, che vuole riscoprire i suoi inizi, che ha capito che quello che aveva prima vale di più. Una lezione, in fondo, all’interno della storia di un uomo che la storia della musica l’ha scritta. 

È già malato di AIDS, Mercury. Ed è un dramma nel dramma, quello lacerante di una malattia che allora non perdonava. Attuale, no? Il dolore che gli fa riscoprire quello che realmente conta. Se non è una favola, con una sorta di morale, non sappiamo quale può essere.

Se hai talento o anche se non lo hai, perderti è un attimo. Anche ritornare indietro, se c’è chi ti ama. Se dal palco appare un semidio, intoccabile, nel film, e nella vita, Freddy Mercury appare umanissimo, come tutti noi. Un divo, un uomo. Forte e invincibile, fragile e vero. Conquista tutti, chi amava già le sue canzoni e chi le ha scoperte. “Non sapevo ci fosse dietro questa storia”, hanno detto in molti. La storia, forse, di ognuno di noi, che ha fatto di una regina una persona come tutte le altre.

 

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