Cronaca
19.05.17 - 09:300
Aggiornamento: 21.06.18 - 14:17
"Blue whale, un modo per non doversi suicidare da soli". La testimonianza di una ragazzina ticinese che si è fermata in tempo
"Mi sento in imbarazzo e a disagio per ciò che volevo fare", ci ha confidato. "Spaventa cosa alcuni siano pronti a fare pur di partecipare, e di sentirsi qualcuno. Ho visto tanta disperazione"
BELLINZONA – Star male, vedere il servizio a Le Iene che parla della “blue whale”, provare per sentirsi meno soli, e, per fortuna, capire in tempo che era meglio fermarsi. Sull’orlo dell’abisso, prima di precipitarvi. TicinoLibero ha incontrato la ragazzina ticinese che aveva allarmato un intero Cantone, mostrando tramite un hastag su Facebook la sua volontà di iscriversi al gioco che porta al suicidio e l’ha sentita parlare di umiliazione e di vergogna di fronte a un momento di debolezza. Le ha sentito dire di aver visto storie di disperazione, di gente pronta a tutto per essere qualcuno.
Ma ecco le sue parole e la sua testimonianza. Che si apre con la preoccupazione, “non vorrei che altre persone lo facessero. Alla fine si inizia per curiosità, poi però diventa un’altra cosa, e secondo me più se ne parla e più persone desiderano farlo, anche se sicuramente ci sono mille altri motivi”. La rassicuriamo, dicendo che la sua storia può certamente aiutare chi si trova sull’orlo dell’abisso, come è successo a lei.
Cosa ti ha spinto a voler iniziare il blue whale? È stato il fatto di sentirne parlare?“Non lo conoscevo prima di vedere il servizio de Le Iene. Mi sono informata, per curiosità, e se già non stai bene tu… Il mio pensiero è stato: siccome in certi momenti avevo pensato al suicidio, perché non farlo con altre persone, così da sentirsi meno soli? Non ci crederai se ti dico con quante persone, anche più piccole di me, ho parlato, e volevano farlo…”
Ti sei sentita davvero meno sola?“Solo in apparenza”.
Poi cos’è successo? Cosa ti ha fatto cambiare idea?“La cosa che più mi ha colpita, per cui ho subito bloccato tutto, è stato vedere quanti ragazzi, anche più giovani di me, sarebbero disposti davvero a tutto pur di “giocare”. E ti rendi conto che in realtà i tuoi problemi non sono così insormontabili, e vedi quanta disperazione c’è realmente tra le persone”.
Dunque, entrare a contatto con altre storie ti ha fatto vedere la tua con occhi diversi?“Più o meno, forse non sono ancora arrivata a questo punto, ma mi ha fatto male vedere tutti quei ragazzini che sono pronti a tutti pur di entrare nella blue whale. Sono rimata molto colpita. Ho parlato con alcuni di loro e ciò che è triste è vedere che certi pensano che entrando in questo gioco diventano popolari, diventano “qualcuno”.
Da quanto si sa, una delle motivazioni per cui molti partecipano è anche questa: sentirsi importanti.
“Sì, il motivo che spinge alcuni ragazzi è quello, però ci sono anche coloro che pensano davvero al suicidio e questo è un modo per non farlo da soli”.
Hai parlato con qualcuno della tua famiglia o dei tuoi amici di quello che volevi fare?“Solo con la mia migliore amica, una volta bloccato tutto. Ho dovuto dirglielo perché si stava cominciando a capire (cosa stava succedendo, ndr), e non volevo che lo sapesse da altre persone. Però non mi ha fatto sentire meglio parlargliene, solo molto imbarazzata e umiliata. So che la Polizia desidera parlarmi, ma sinceramente non me la sento molto”.
Per la tua amica non sarà stato facile vederti star male.“Se devo essere sincera, non le ho detto a che cosa pensavo, solo che volevo partecipare al blue whale per curiosità”.
Adesso come ti senti?“Molto imbarazzata e a disagio”.
Parlando, ci confida che i problemi non sono scomparsi, e la esortiamo a cercare aiuto, incoraggiandola nel spiegarle che ci sono persone che possono darle una mano. Dopo essersi affacciata al precipizio e aver visto cosa c’era sotto, si è ritratta, ed è un passo importante.
Come redazione, non possiamo che ringraziarla per il coraggio di questa testimonianza, con la speranza che serva ad altri adolescenti in difficoltà, e augurarle ogni bene.
Paola Bernasconi