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Cronaca
27.02.24 - 16:320

Finse un tumore e la morte della madre. La vita di bugie del rapinatore di Monteggio

Il 36enne italiano responsabile del colpo del giugno 2023 ad un distributore di benzina, dove minacciò con un coltello la commessa, è stato condannato a 18 mesi sospesi e a 6 anni di espulsione dalla Svizzera: ma il furto non è l'unico reato commesso

MONTEGGIO - Non solo la rapina col volto coperto dal casco, bensì una vita di bugie, dette con lo scopo di farsi dare giorni di congedo e di malattia e non andare dunque al lavoro venendo in ogni caso pagato. Oggi un 36enne italiano, responsabile del colpo al distributore di Monteggio nel giugno scorso, è stato condannato a 18 mesi sospesi con la condizionale per rapina, ripetuta truffa e falsità in documenti ed è stato espulso per sei anni dalla Svizzera.

Oltre al furto di 1'28'0 franchi, per ottenere i quali minacciò con un coltello la commessa del negozio, nei capi di accusa che gli sono stati riconosciuti ci sono dunque anche ripetuta truffa e falsità in documenti, legati a alcuni episodi del suo passato.

L'uomo, infatti, si è saputo in aula, disse al datore di lavoro di avere un tumore allo stadio terminale ad un polmone, che non si poteva curare, assentandosi varie volte nel periodo che va da marzo 2022 a maggio 2023. Un'altra volta si fece dare due giorni di congedo per il decesso della madre, che in realtà era viva.

Per suffragare sia la malattia che il lutto presentò dei certificati che, si è scoperto, sono falsi. Nel giugno 2023, poi, arrivò la rapina. Dopo aver minacciato la commessa ed essersi fatto dare i soldi, riuscì a fuggire alla cattura per dodici giorni, prima dell'arresto. 

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