La Svizzera e l’Italia condividono una lunga storia di scambi culturali e professionali, intrecciata in una rete di influenze reciproche. Tra le figure più emblematiche di questo legame c'è quella di Gabriel Pictet, un brigadiere ginevrino la cui opera ha lasciato un’impronta significativa nella storia italiana. Nel 1774, re Vittorio Amedeo III del Regno di Sardegna affidò a Pictet l’incarico di creare un nuovo corpo militare destinato al controllo delle frontiere e delle dogane. Questo corpo, denominato Legione delle truppe leggere, è oggi riconosciuto come il precursore della Guardia di Finanza italiana.
Il ruolo di Gabriel Pictet
Gabriel Pictet, nato a Ginevra, rappresentava una delle tante eccellenze svizzere che, nel XVIII secolo, trovarono impiego nei regni europei. La sua missione, affidatagli da Vittorio Amedeo III, era ambiziosa: organizzare un corpo di uomini capaci di vigilare sui confini, prevenendo il contrabbando e garantendo la sicurezza del commercio.
Il brigadiere ginevrino portò con sé l’efficienza e la disciplina tipica della tradizione militare svizzera. Il nuovo corpo fu rapidamente messo in azione e divenne un pilastro del sistema di sicurezza doganale del Regno di Sardegna. La Legione delle truppe leggere non solo svolgeva funzioni di polizia doganale, ma era anche un elemento essenziale per la protezione del territorio contro eventuali incursioni straniere.
La Guardia di Finanza oggi
La Legione delle truppe leggere di Pictet è considerata la progenitrice dell’attuale Guardia di Finanza italiana, che quest'anno celebra il suo 250esimo anniversario. Questo corpo, che conta oggi decine di migliaia di membri, ha ampliato le sue competenze includendo il contrasto alla criminalità economica, al riciclaggio e al terrorismo finanziario, mantenendo però intatto lo spirito originario di tutela delle frontiere e delle risorse economiche nazionali.
L’influenza svizzera sul Piemonte
La storia di Gabriel Pictet è solo una delle tante testimonianze del contributo svizzero allo sviluppo del Piemonte. Nel XVIII e XIX secolo, numerosi architetti, artisti, artigiani, banchieri e industriali svizzeri si stabilirono a Torino e in altre città piemontesi, portando innovazioni che spaziavano dall’arte alla finanza. Le comunità svizzere, note per la loro capacità imprenditoriale e il rigore, furono un motore di crescita economica e culturale.