LUGANO – "Milano città odiosa, non sicura e finta. Chiudo tutto e me ne vado a Lugano". Queste, in sintesi, le parole dello chef stellato Felice Lo Basso, che ha comunicato di chiudere dal 1° febbraio il suo "Felix Lo Basso Home & Restaurant" per sbarcare in Ticino. Non ha risparmiato, lo chef, bocconi amari per la città che lo ha accolto nel 2014: "Non c'è più futuro per l'alta cucina, né per le famiglie. Vado a Lugano per garantire a mio figlio un futuro migliore".
Non si sono fatte attendere le repliche dei colleghi italiani. "L'alta qualità è morta? Forse quella che fa lui. Evidentemente i milanesi sono intelligenti e da un ristorante si aspettano altro", risponde piccato Raffaele Alajmo, imprenditore dell'alta cucina. Che aggiunge: “Se tu hai un locale con 12 posti al bancone, in cui tutti sono seduti in linea e mangiano la stessa cosa, è come se la clientela guardasse uno spettacolo: lì il soggetto è solo il menu, con l’esperienza gastronomica e chi la prepara. Se hai un pranzo d’affari in 4 e devi parlare o se vuoi conoscere una persona in una cena a due, non hai intimità, non funziona. Quindi si parla di un ristorante fatto e creato solo per chi desidera l’esperienza di cucina di Lo Basso, peraltro con gli alti costi che comporta – dice Alajmo - Se questo è il fine dining, be’ sì è morto e deve anche morire. Il ristorante è un’altra cosa, deve poter dare dei servizi di accoglienza, di comfort, deve togliere degli obblighi: non puoi dover mangiare per forza alle 20 senza scegliere”.
Anche Viviana Varese, chef al Passalacqua non condivide le parole di Lo Basso. "Io Milano la sento come una città viva e in fermento. Vedo un'altra faccia della città, poi è vero...si aprono troppi ristoranti".