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10.02.18 - 14:420
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:43

È il Festival di Michelle. Tra l'urlo sociale di Meta e Moro e la spensieratezza de Lo Stato Sociale, potrebbe inserirsi... Ron

Ieri serata di duetti e di premiazioni per i giovani: torna purtroppo a mani vuote il ticinese Leonardo Monteiro. La Nannini raccoglie la standing ovation assieme a Baglioni, interessanti alcune scelte dei cantanti che chiamano comici e attori. Stasera il vincitore, ma conta davvero?

SANREMO – La lunga settimana sanremese, articolata fra pre diretta, prove senza tregua, diretta vera e propria,  post Festival, si sta per concludere. Questa sera, o meglio, probabilmente domani mattina, se si pensa che ieri a mezzanotte mancavano ancora diverse esibizioni, si conoscerà il vincitore. La riflessione è: importa veramente? Nessuno partecipa per perdere eccetera, però saranno le radio, infine, a decretare il successo delle canzoni. La palma, in sé, è un accessorio, poi ovvio, meglio primo che ultimo.

I bookmakers danno come favoriti Ermal Meta e Fabrizio Moro, balzati agli onori (si fa per dire) della cronaca per un presunto plagio e poi “assolti”: sarebbe stato un vero peccato perdere una canzone del genere. Secondo, zitto zitto, Ron. Ha fatto parlare poco di sé, forse perché è un cantante che da tempo calca i palcoscenici, ma la sua mossa vincente è stata probabilmente riportare sul palco dell’Ariston un inedito di Lucio Dalla, dando spazio, nell’edizione della nostalgia della grande musica, a un indimenticato artista. Segue Lo Stato Sociale, la grande sorpresa di questa edizione, la canzone spensierata che probabilmente rimarrà a lungo la più orecchiabile.

Claudio Baglioni ha portato davvero la musica al centro. Lo si diceva anche di Carlo Conti, con le sue austere e riuscitissime tre edizioni. Ci ripetiamo? No, il modo di intenderlo è diverso. Conti aveva tolto i lunghissimi intermezzi che poco o nulla aggiungevano, riportando la giusta attenzione sui cantanti. Baglioni ha tolto gli ospiti non prettamente musicali, o comunque li ha coinvolti e fatti cantare, perfino Virginia Raffaele, che onestamente mi è parsa stucchevole nella sua apparizione, un voler esserci per forza. Il “dittatore” ha interpretato molte sue canzoni, le ha intonate assieme a chi saliva sul palco. Ultima in ordine di tempo, Gianna Nannini, in un duetto emozionante. Certo, i fans della Gianna nazionale avrebbero gradito un medley dei suoi successi, ma la standing ovation è scoppiata anche così.

A conti fatti, Michelle Hunziker ha condotto il Festival, con leggerezza e sicurezza, in abiti che fanno un po’ discutere: i migliori sono stati quelli delle due prime sere, e pensiamo che la terza “giocava in casa”… Baglioni saggiamente ha scelto di cantare e di non prendersi uno spazio che forse non sentiva come suo, Favino è stato la spalla della svizzera, vera protagonista.

Baglioni ha tolto le cover (si potrebbe dire che tanta storia della musica è già sul palco, in effetti…), e ha inserito i duetti. Ecco allora generazioni che si mischiano, con Facchinetti e Fogli che portano con loro Giusy Ferreri, Diodato e Roy Paci l’unico rapper dell’edizione, Ghemon, Ron ha scelto Alice, il giovane Caccamo ha voluto Arisa, Red Canzian ha cantato con l’amico Marco Masini. Nomi noti, e non solo: le Vibrazioni hanno fatto il colpaccio con Skin, i Decibel hanno scelto Midge Ure, per il ritornello in inglese, e Avitabile e Servillo hanno optato per gli sconosciuti Avion Travel e Daby Douré, Biondi si è fatto accompagnare da Ana Carolina e Daniel Jobim.

Ma in fondo, dove sta scritto che si deve duettare coi cantanti? La logica lo vorrebbe, però Vanoni ha voluto con sé Preziosi (simpatico il siparietto dove la 83enne esaltava la bellezza dell’attore), Rubino ha convocato Serena Rossi. Ancor più stravaganti, e non poteva essere altrimenti, Lo Stato Sociale, che portano sul palco il comico Paolo Rossi assieme al Piccolo Coro Antoniano. Un’emozione per i bambini, una versione simpatica e ripulita che piace, anche senza l’anziana che balla.

Da applausi, per chi ama i testi impegnati, l’introduzione di Simone Cristicchi in versione monologo e la sua interpretazione con Moro e Meta. Impietosi e fuori luogo i commenti, tra l'ironico e il feroce, sulla performance di Facchinetti e Fogli: non son più giovani, ma avere cantanti come loro, che hanno fatto la storia e ancora sono perfettamente in grado di confrontarsi con gli altri concorrenti.

Per quanto concerne i giovani, vince… Ultimo, raccoglie critiche interessanti il testo più sociale, quello di Mirkoeilcane. Torna a mani vuote il ticinese Leonardo Monteiro.

Paola Bernasconi



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