Politica
03.11.15 - 22:050
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:43
«Il proibizionismo ha fallito, la cannabis va regolamentata»
«Chi vuole fumare lo fa lo stesso, il proibizionismo ha fallito», dai giovani spunta l'idea di regolamentare il consumo di cannabis. A tu per tu con Fabrizio Sirica
BELLINZONA - Un comitato interpartitico, formato da Gioventù Comunista, Giovani Liberali Radicali e Gioventù Socialista (con Associazione Cannabis Ricreativa Ticino), per regolamentare la cannabis "ricreativa". L'idea nasce dalla strada che sta cercando di percorrere il Canton Ginevra, che potrebbe chiedere in via sperimentale una deroga alla Legge federale sugli stupefacenti, autorizzando - entro certi limiti - la produzione, il commercio e il consumo di cannabis a scopi ricreativi. Spinello libero, quindi? Nient'affatto, come ci spiega il giovane socialista Fabrizio Sirica: si tratta di trovare un modo migliore per affrontare il problema del consumo di cannabis, in particolare evitando le dipendenze.
Da dove viene questa idea? «Un anno fa su sollecitazione del Giovani Comunisti si voleva riflettere sul proibizionismo in merito alle sostanze stupefacenti, organizzando anche una conferenza - con fra gli altri Dick Marty e Franco Cavalli - per illustrare dal profilo medico e giuridico i problemi del protezionismo. Abbiamo constatato che il tema più sentito in merito era la cannabis. Dopo esserci documentati abbiamo visto che il 6,7% della popolazione ha fumato almeno una volta. Abbiamo dunque chiesto anche ad altri movimenti giovanili di partecipare ad un comitato sulla cannabis: i GLRT si sono uniti a noi, i Verdi sono tendenzialmente favorevoli ma non ne fanno parte, dalla destra nulla, all'interno di Generazione Giovani ci sono favorevoli e contrari».
E da qui come siete giunti alla conclusione che va regolamentata?«Abbiamo argomentato in un documento come dal punto di vista della salute pubblica e dal profilo finanziario sarebbe positivo, perché creerebbe posti di lavoro e darebbe introiti allo Stato, e sarebbe un aiuto anche alla lotta contro la criminalità organizzata. Il comitato ha come obiettivo dunque la regolamentazione, un livello intermedio fra liberalizzazione totale e il proibizionismo. Lo Stato con questo modello avrebbe il ruolo principale nel gestire le deleghe e dare una sorta di "patentino" per poter consumare, e avrebbe il compito di controllare».
Il vostro messaggio, immagino, non è che fumare cannabis faccia bene, o sbaglio?«Non penso che la cannabis faccia bene e che sia positivo legalizzarla, essendo stato anche operatore sociale nell'ambito della prevenzione. Se la gente non fumasse sarebbe meglio, ma constato che c'è un problema grave numericamente, che la politica deve affrontare. In ambito giovanile il 21% dei ragazzi fra i 15 e i 24 anni ha fumato almeno una volta: il tema non va banalizzato, c'è chi soffre di dipendenza. Chi vuole fumare lo ha sempre fatto e lo farà sempre, io credo che con una riduzione del danno e con una maggior consapevolezza del consumatore potrebbe aiutare. Si avrebbe accesso ai dati, potendo intervenire e dare una mano, senza giudicare, mentre ora queste persone sono nascoste».
Legalizzarla per eliminarla?«Un po' estrema come affermazione, poiché io sono dell'avviso che ci sono sempre state sostanze, è un bisogno dell'uomo, per evadere o per una certa ritualità. Una dimensione di sostanze e società ci sarà sempre, non sarà facile e possibile toglierla, il proibizionismo ci ha provato e ha fallito, creando mafia, corruzione, introiti illegali e danni ai consumatori. Bisogna conviverci e legalizzare è il miglior modo per farlo. Non lo penso solo io, è l'approccio anche alle politiche delle dipendenze europee».
Non temete che come movimenti giovanili il fatto di schierarvi su un tema del genere possa avere pregiudizi e ripercussioni negative?«Ci tengo a sottolineare che non vogliamo promuovere l'uso ma limitare il più possibile il danno. Anzi, lancio un appello a non fumare, e soprattutto di non cadere in una dipendenza. Noi vogliamo rispondere a un problema. Il perché lo facciamo noi giovani? Riusciamo ad andare oltre gli steccati politici e non è evidente, e come dicono le statistiche è qualcosa che viviamo molto più da vicino, e non è mettendo la testa sotto la sabbia e proibendo che si risolve il tutto. Assolutamente, non vogliamo promuovere l'uso della cannabis! Un altro problema è l'uso del THC sintetico preparato in laboratorio, si può comandare da internet e non è fra le sostanze proibite, dunque viene usato al posto della cannabis: ha un effetto simile ma è molto più dannoso».