di Fiorenzo Dadò*
Editoriale pubblicato su Popolo e Libertà di settembre-ottobre 2024
Giustizia, immagine, dignità
La settimana scorsa il Gran Consiglio ha approvato tre importanti trattande, portando a compimento un primo ciclo di intendimenti che la Commissione Giustizia e diritti si era data. All’inizio di giugno fu creata una sottocommissione coordinata da Sabrina Gendotti con l’obiettivo di accelerare la doverosa riforma che il Terzo Potere chiede e aspetta da anni. Nel corso di tutta l’estate abbiamo lavorato assieme, per poi approdare in Gran Consiglio la settimana scorsa. Un primo importante passo nella giusta direzione è quindi stato fatto. Ora restano da affrontare alcune problematiche importanti, quali ad esempio le interferenze segnalate dalle istanze giudiziarie.
Quelle segnalazioni preoccupanti
Nel rapporto 2023 del Tribunale di Appello, l’allora presidente e giudice Damiano Bozzini, solleva importanti preoccupazioni, peraltro già anticipate nel 2018 e nel 2019 anche dal suo predecessore, il già presidente della Corte dei reclami penali, giudice Mauro Mini. Si tratta di problematiche serie. Il Gran Consiglio, in qualità di autorità di nomina e di vigilanza, ha il dovere di mettere mano a quanto gli viene segnalato e, se le parole hanno ancora un valore e i rendiconti annuali dei tribunali non rappresentano un mero esercizio alibi, un approfondimento è il minimo che il cittadino si possa attendere.
L’immagine delle Istituzioni: Zali da che pulpito!
Chi riveste un ruolo istituzionale, senza pretese di santità, deve comportarsi degnamente rispetto alla carica che ricopre. Per un politico, ma ancor più per un magistrato, il comportamento anche privato è un fatto di interesse pubblico, non una mera questione personale. Il motivo è semplice, ed è direttamente proporzionale al danno potenzialmente enorme che potrebbe recare, con i suoi atteggiamenti, alle Istituzioni e alla loro credibilità. Un giudice, ad esempio, deve garantire indipendenza, imparzialità, correttezza, equilibrio e dimostrare in primis attraverso il suo esempio, il rispetto verso la dignità della persona, che poi è chiamato a giudicare. Un giudice, in questo caso Ermani, che si diverte a diffondere immagini di bambini che baciano maiali, nudi e sporchi, trasformando questi bimbi in oggetti da circo, arreca un danno enorme alla credibilità delle Istituzioni; altrettanto deligittimante e indecente per le Istituzioni è la copertina apparsa il 25 agosto scorso sull’organo ufficiale del partito dei due Consiglieri di Stato Claudio Zali e Norman Gobbi, in cui si vede raffigurato il giudice Mauro Ermani mentre orina in testa ai suoi colleghi Verda, Quadri, Pagnamenta e Villa. L’ex giudice Claudio Zali, durante il dibattito in Parlamento sulla tassa di collegamento, ha rimproverato ai granconsiglieri non d’accordo con lui: “Mi chiedo se siate consapevoli che goccia dopo goccia, una sceneggiata alla volta, state contribuendo alla metamorfosi di questa sfortunata legislatura in un unico grande esercizio di delegittimazione delle Istituzioni”. È vero, purtroppo viviamo in un periodo storico in cui sembra estinta la cultura della vergogna, grazie alla quale nel passato prima di parlare ci si guardava allo specchio. Ma è il caso di ricordare: da che pulpito!
* Presidente Il Centro