BELLINZONA – Le accuse lanciate da Matteo Pronzini attraverso un’interrogazione: numerose partenze, volontarie e non, carenze nell’organizzazione, poco rispetto dei diritti dei lavoratori, scarsissimo preavviso sui turni, cartelle cliniche che rimanevano a casa dei pazienti. E un direttore senza le competenze sanitarie che forse leggeva le email dei collaboratori.
Il tutto, si chiedeva Pronzini, coperto dal DSS: “fa specie, ma non sorprende visto i numerosi precedenti, l’atteggiamento passivo e negligente delle autorità cantonali a cui spetta la vigilanza sulla struttura: Direzione del DSS, medico cantonale e ufficio anziani”.
Versione molto diversa, come normale che sia, da parte della società accusata, la ABAD. Che non nasconde che qualche problema c’è, però fa notare a Pronzini come “sembra dimenticare tutti i controlli e le verifiche a cui siamo sottoposti dagli Uffici cantonali. Qui di malasanità non c’è proprio nulla: non ci sono abusi né violazioni dei diritti dei pazienti”.
A parlare a nome della società è il presidente del comitato Felice Zanetti, interpellato dal Corriere del Ticino. “L’aiuto a domicilio è un’attività sotto pressione perché deve reagire immediatamente alle esigenze dell’utente senza avere la possibilità di pianificare”.
Per quanto riguarda i capi équipe, che per il deputato MPS “svolgevano tale funzione nella misura del 40%, per il rimanente 60% è occupato quale infermiere. Una situazione ingestibile: prova ne sia che nel corso dell’ultimo anno tutti i capo-équipe (6 su 6) hanno dimissionato o lasciato tale funzione. Questa riduzione delle percentuali per i capo-équipe avvengono in un contesto in cui le ore erogate, così come il numero di personale è costantemente aumentato”, Zanetti precisa che c’è stato un cambio di organizzazione, suddividendo il territorio in sei piccole zone, “in cui anche i capi-équipe operano a tempo parziale come infermieri, capendo veramente cosa accade sul campo. Non so se questa soluzione sarà definitiva, ma era giusto provare nuove vie che comunque sono perfettibil”.
Infine, nega con decisione che il direttore sanitario Roberto Mora avesse accesso alle email dei collaboratori, dettaglio che, se fosse stato reale, avrebbe potuto avere risvolti penali.
“Abbiamo oramai raggiunto i 150 dipendenti, e siamo quindi confrontati con svariate sensibilità e problematiche. Ma ricordo che non ci sono mai state situazioni in cui la stampa abbia dovuto riferire di abusi o maltrattamenti”, termina.