di Luca Albertoni*
Impossibile a oggi fornire dati certi e attendibili sulle conseguenze economiche a breve, medio e lungo termine del ciclone Coronavirus che ci ha investiti. Ci vorrà molto tempo per stilare bilanci e comprendere quali impatti strutturali e non solo congiunturali vi sono stati e vi saranno.
Alcune indicazioni interessanti emergono dai colleghi della Camera di commercio e dell’industria vodese, i cui membri, nel contesto di un sondaggio, hanno segnalato quasi all’unisono un impatto forte praticamente trasversale a tutti i settori economici.
Infatti, il 90% delle imprese associate alla Camera vodese si attendono forti impatti negativi sulla liquidità nei prossimi tre mesi, anche dopo la ripresa dell’attività. Quattro imprese su cinque si aspettano effetti negativi anche sugli impieghi a tempo pieno, soprattutto se la crisi dovesse durare tre mesi o più.
Calo della domanda, perdita di clienti, licenziamenti, fallimenti, problemi di approvvigionamento sono i timori condivisi da praticamente tutte le imprese, fatto non sorprendente, tenendo conto degli effetti a catena dati da un’economia in cui quasi tutti i settori sono in qualche modo legati fra di loro.
Se ad esempio una grande azienda limita le proprie attività, patiscono i fornitori diretti, ma anche gli artigiani come gli elettricisti, gli idraulici o i falegnami, oppure gli esercizi pubblici di ristorazione, ecc.. In questo senso è sempre stato importante preservare nel limite del possibile, la filiera delle nostre imprese.
I dati vodesi sono ovviamente da prendere con le pinze, perché comunque sommari, senza precedenti di paragone, ma costituiscono comunque un indicatore di una certa rilevanza anche per il Ticino, visto che l’inchiesta congiunturale che conduciamo ogni anno presso i nostri associati ricalca praticamente sempre le tendenze generali del canton Vaud in particolare.
Speriamo tutti ovviamente di essere smentiti dai fatti e lo verificheremo nelle prossime settimane o mesi. Non è escluso, fortunatamente, che il buon andamento generale dell’economia rilevato negli scorsi anni e ad esempio il grado di autofinanziamento delle aziende, possano permetterci di limitare qualche danno.
Per finire su una nota di ottimismo, i primi rilevamenti effettuati dai colleghi vodesi indicano comunque che una buona metà delle aziende confida che questa situazione così estrema acceleri i processi di trasformazione digitale e dei modelli di business, stimoli la creatività e permetta di eliminare talune procedure burocratiche eccessivamente penalizzanti. Gli imprenditori sono pronti a rimettersi in gioco, a rivedere e attualizzare i propri meccanismi aziendali. Caratteristiche che nel nostro cantone e nazione non sono mai mancate e che, ora più che mai, sono risorse essenziali nelle quali credere per un rilancio.
*Direttore Cc Ticino