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Cronaca
10.03.16 - 19:250
Aggiornamento: 21.01.22 - 14:40

In Ticino «forte presenza e radicamento della 'ndrangheta»

Intervista esclusiva al procuratore aggiunto della Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria: ecco come funziona la 'ndrangheta in Svizzera.

REGGIO CALABRIA - La mafia mette radici in Svizzera, con l'accordo di chi la accoglie? Parrebbe proprio di sì. La Calabria è da sempre una terra martoriata dalla mafia locale, la 'ndrangheta, in grado di controllare i livelli più alti e sovente di spaventare anche i piccoli commercianti. Ma da qualche tempo ormai è radicata anche in altre regioni italiane, la Lombardia in particolare, e sta aggredendo la Svizzera. Aveva fatto scalpore, qualche tempo fa, il video dei rituali della cosiddetta cellula di Frauenfeld. Sono membri proprio di questo gruppo le 15 persone arrestate negli scorsi giorni nei Cantoni Turgovia, Zurigo e Vallese, gente ben integrata e insospettabile. La mafia è ormai una realtà? E che legami vi sono con la Calabria? Abbiamo interpellato il procuratore aggiunto della Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, Nicola Gratteri.Che ruolo ha la cellula di Frauenfeld in rapporto con la malavita che si trova in Calabria?«I locali di 'ndrangheta presenti in Svizzera sono uguali, sono dei cloni, rispetto a quelli in provincia di Reggio Calabria. Tutti si rapportano e danno conto della loro esistenza e della loro attività criminosa ai locali di San Luca». Quasi tutti si oppongono all'estradizione.«È ovvio che starà all'autorità svizzera decidere se estradarli o meno, anche perché hanno commesso un reato in Italia. Sono accusati di appartenere a un clan mafioso».Come ha fatto la mafia a penetrare in Svizzera, nazione con una mentalità certamente diversa da quella calabrese?«La 'ndrangheta si trova in Svizzera da almeno trent'anni. Degli 'ndranghetisti sono emigrati e hanno costituito delle strutture uguali a quelle che vi sono in Calabria, con le proprie regole e i propri usi e tipologie analoghe. Per esempio, io nel 1993 nella zona di La Thuile e Neuchâtel indagai sulla famiglia Scriva di Bruzzano, che aveva un latitante in Svizzera. Ora c'è più informazione con i giornali, i media, i siti internet e dunque le notizie sono più diffuse e più capillari, se ne parla di più». Ciò che ha colpito è che le persone arrestate sono insospettabili. Lei diceva che i meccanismi sono gli stessi, anche da voi si osserva questo fenomeno?«Qui da noi ci sono mafiosi che sono medici, ingegneri, avvocati, persone strutturate e con ruoli chiave nella mafia».Cosa vuole la 'ndrangheta dalla Svizzera?«Come base deve avere il controllo del territorio, poi fa estorsioni, vende droga, cerca di accaparrarsi appalti. Il segreto bancario, notoriamente, era un aiuto per loro. Negli ultimi anni abbiamo visto una maggiore apertura da parte della magistratura e delle forze dell'ordine svizzere per le nostre richieste d'indagine». In Ticino a vostro avviso com'è la situazione?«Secondo noi ci sono una forte presenza e un radicamento della 'ndrangheta. Si tratta di persone venuta dalla Calabria o che si erano impiantati in Lombardia? Una cosa non esclude l'altra». Qualcuno ha però permesso alla malavita di radicarsi, concorda?«Quando entro a casa sua, le ho bussato e lei mi ha aperto la porta. Chi lo fa può avere una convenienza, pensiamo al campo dell'edilizia e del subappalto, dove si possono avere forniture a prezzi stracciati perché le mafie non pagano regolarmente gli operai che sono in nero e non hanno il problema dello smaltimento dei rifiuti». La differenza sta nella cultura, da voi chi accetta la mafia a volte è costretto, mentre in Svizzera è diverso il contesto. È d'accordo?«Da noi c'è il terrore. Per quanto riguarda la Svizzera secondo me c'è la consapevolezza di quanto si sta facendo». Avete in programma altre operazioni che tocchino la Svizzera?«Del futuro non posso parlare».
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