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Cronaca
02.06.16 - 14:140
Aggiornamento: 21.06.18 - 14:17

Buri, «nemmeno il Gigi di Viganello...». Quadri vuole il ricorso

I capigruppo dei partiti a Lugano commentano sul CdT la sentenza a favore di Claudia Burgarella. E il Municipale leghista se la prende con l'Esecutivo: «Cavillare discutibile, così come il tempo impiegato»

LUGANO - La sentenza del Consiglio di Stato sul ricorso inoltrato da Claudia Bulgarella ha acceso gli animi a Lugano. Il Municipio, è l'opinione di molti, non ha fatto una bella figura, al di là delle effettive qualità della 36enne italiana, prima assumendola poi a seguito del tam tam mediatico annullando la nomina. «È una ticinesata che fa ridere i polli», non usa mezzi termini sul Corriere del Ticino Tiziano Galeazzi, capogruppo UDC in Consiglio Comunale. Ricorda come erano state effettuate ben tre interrogazioni sul tema. «Ancora una volta, considerato il centinaio e oltre di curricola inviati da ticinesi neo laureati all’USI, ci chiediamo quanto può essere utile a un ticinese un titolo accademico svizzero e la conoscenza delle lingue nazionali». Sul fronte Verdi, Nicola Schoenenberger, ravvisa una certa debolezza nel Muncipio, influenzabile nella sua agenda da «pressioni politiche di circostanza». E parla di falla nei requisiti per le assunzioni nella cosa pubblica. Il pipidino Michel Tricarico si domanda se, con tutto ciò che è successo, il ruolo di Bulgarella di event manager ha procurato successo al LAC. Non transige Boris Bignasca della Lega. «Non conosco la signora in questione e conosco il caso dalla stampa ma la questione resta però una sola: in questi frangenti il Comune di Lugano, come tutti gli enti pubblici comunali, cantonali e federali, deve applicare un unico principio che è quello della preferenza indigena». «Ci sono due aspetti che emergono: uno sul piano legale e l’altro su quello politico. Il primo è quello più attuale dove il Municipio con i suoi giuristi dovrà decidere sul da farsi. Penso però che se ricorrerà al Tribunale amministrativo cantonale rischi di perdere e fare un’ulteriore figuraccia, e mi chiedo anche se sia il caso di un ulteriore accanimento nei confronti di Burgarella. Sul piano politico una valutazione è invece già stata fatta e in modo sbagliato, e non si può purtroppo più tornare indietro», spiega la socialista Simona Buri, che riprendendo una battuta del Corriere del Ticino sostiene che «neppure il Gigi di Viganello dopo aver bevuto tre bianchini avrebbe fatto la scelta del Municipio». «Ho la netta impressione che tutta la vicenda, tanto l’assunzione quanto la revoca, sia stata strumentalizzata in una polemica di natura diversa dalla stretta decisione. Spetterà ora all’Esecutivo cittadino analizzare la sentenza e decidere se impugnarla o meno», dichiara la liberale Karin Valenzano.Già, impugnare o no la decisione, andando fino al TRAM? Il Municipio di Lugano deve decidere, ma, sentito da Radio Fiume Ticino, Lorenzo Quadri non ha dubbi. Si dice sorpreso dalla decisione del Consiglio di Stato, perché secondo lui e la maggioranza dell'Esecutivo luganese a Burgarella mancavano i requisiti necessari, in particolare la conoscenza del tedesco, oltre all'esperienza. Ha comunque ammesso che ci sono state delle lacune al momento dell'assunzione, ma «un dato oggettivo che i requisiti indicati nel bando non c’erano. Quindi mi immagino e spero che il Municipio voglia impugnare questa decisione del Consiglio di Stato, anche a propria tutela: perché la situazione attuale, come emerge adesso, è un pasticcio nel pasticcio e la Città non ci fa una bella figura». Quadri ce l'ha anche con chi ha emesso la sentenza, ovvero il Governo. «Mi sembra discutibile cominci a cavillare con valutazioni d’interesse che mal si comprendono mi sembra discutibile, come discutibile è il tempo che è stato impiegato per arrivare a questa "non" decisione».
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