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Cronaca
26.09.16 - 14:330
Aggiornamento: 21.01.22 - 14:40

«Si vive di più, si dovrebbe lavorare più a lungo»

Ignazio Cassis parla di "Previdenza 2020", oggi sul tavolo del Nazionale. «Se fossimo onesti fino in fondo, alzeremmo l'età di pensionamento e risolveremmo i problemi. Ma fino al 2030 il sistema è sostenibile»

BERNA - Il popolo svizzero ha deciso di non volere l'aumento delle rendite AVS, ma il grande tema relativo all'assicurazione vecchiaia superstite, e più in generale sulla previdenza vecchiaia, non è certo archiviato. Da oggi al Nazionale si discuterà di "Previdenza 2020", che riunisce 15 revisioni di leggi e una modifica della Costituzione. Il Consigliere Nazionale Ignazio Cassis ne ha parlato al Corriere del Ticino. «Il nostro sistema basato su tre pilastri è solido, perché combina modalità di risparmio differenti e dunque riduce i rischi. Va però continuamente adeguato all’evoluzione della demografia e delle abitudini: penso all’aumento del lavoro a tempo parziale o alle nuove forme di famiglia», spiega. Esso va però aggiustato periodicamente. Fra pochi anni, la generazione nata col baby boom andrà in pensione, e non si può non pensarci. Berset ha scelto di revisionare assieme primo e secondo pilastro (la questione finanziaria preponderante riguarda soprattutto quest'ultimo, poiché «più basso è il rendimento (e i tassi in Svizzera sono ormai negativi, ndr), meno il mio capitale cresce e meno soldi troverò al momento del pensionamento»). «Con pacchetti separati il rischio politico sarebbe stato minore, perché si sarebbe evitato il cumulo delle opposizioni. Nonostante le nostre critiche, il ministro Berset ha preferito continuare sulla sua linea e il Parlamento si è accodato perché la riforma è urgente. Una visione d’assieme è in ogni caso auspicabile, perché il cittadino guarda alla sua vita dopo il pensionamento in modo globale, non focalizzandosi su una singola entrata». Gli obiettivi sono tre, spiega Cassis, «condivisi peraltro da tutti i partiti. Il mantenimento dello stato attuale delle rendite; l’adeguamento dell’insieme delle rendite vecchiaia – primo e secondo pilastro – all’evoluzione delle società e la stabilizzazione finanziaria, ovvero un finanziamento duraturo di AVS e casse pensioni». La grande polemica di questa riforma è l'età pensionabile, che la Commissione della sicurezza sociale del Nazionale ha proposto di alzare a 67 anni ma solo se il fondo AVS si trovasse in grande difficoltà. «Se l’AVS rimane in equilibrio non succede nulla. Se invece cade nelle cifre rosse per tre anni di fila e il fondo si svuota, il nostro meccanismo obbliga la politica ad intervenire». Un tema, per Cassis, che in Svizzera è ancora tabù, a suo avviso a torto. «Se fossimo onesti fino in fondo dovremmo semplicemente aumentare l’età di pensionamento a 66 o 67 anni e la grande maggioranza dei problemi sarebbe risolta, ma questo tema in Svizzera è un tabù. Nella maggioranza dei paesi UE invece è già avvenuto: Norvegia e Islanda sono a 67, Irlanda e Portogallo a 66 e via dicendo». D'altronde, «non si pensa più che ci sia un momento nella vita in cui tutti devono andare in pensione. Si introduce invece la flessibilità: ognuno sceglie à la carte, tra i 62 e i 70 anni, quando smettere di lavorare. Per definire quanto deve ricevere ciascuno, si fissa un’età di riferimento, 65 anni per uomini e donne. Se viviamo sempre più a lungo dovrebbe essere logico lavorare più a lungo. E c’è un desiderio in questo senso, tanto che l’età di pensionamento reale, calcolata annualmente sulla base delle scelte personali dei cittadini, aumenta costantemente e si situa oggi in Svizzera a 66,3 anni per gli uomini e a 64,5 anni per le donne». Per il momento, però, si sceglie di aumentare l'IVA, per non diminuire le pensioni e non alzare l'età di pensionamento. «Il Governo propone un aumento dell’1,5% mentre il Consiglio degli Stati si è fermato all’1%; al Nazionale discuteremo anche dello 0,6%, che basta a stabilizzare la situazione fino al 2030». Sino a lì, insomma, l'AVS potrebbe essere ancora sostenibile e non soggetta a grandi cambiamenti. Ma per quella data, qualcosa bisognerà fare.
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