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Cronaca
03.10.16 - 10:350
Aggiornamento: 21.01.22 - 14:40

I frontalieri lavorano nel terziario e guadagnano di più

È ciò che emerge dai dati relativi alle imposte pagate dai lavoratori italiani in Ticino. L'esperto: «il dumping semmai viene dalle aziende italiane che delocalizzano»

BELLINZONA - Meno frontalieri, ma con un guadagno totale superiore. Lo si evince dai dati riguardanti le imposte alla fonte contenute nel Preventivo 2017: i lavoratori frontalieri sono diminuiti dello 0,6% ma l'incasso complessivo sui loro redditi è salito del 3%. Come lo si può spiegare? Con salari più alti, e persone impiegate in settori come il terziario o alcuni innovativi che richiedono elevate conoscenze. «Bisogna sfatare il mito del frontaliere che fa il lavoro che lo svizzero non vuole fare. Ci sono molti lavoratori d’oltre frontiera impiegati nel terziario che hanno delle qualifiche particolari e che ricoprono delle funzioni dirigenziali», spiega al Corriere del Ticino, che gli ha chiesto un commento, il responsabile del Centro di competenze tributarie della SUPSI, Samuele Vorpe. E i salari, ovviamente, si adattano al tipo di funzione del lavoratore e sono, in questo caso, più elevati. I settori più interessati, dove si cerca personale qualificato che spesso arriva dall'Italia sono secondo Vorpe quelli dell'innovazione, del know-how, della ricerca dello e sviluppo, oltre che della moda. E gli italiani vengono pagati come gli svizzeri. Il dumping esiste, ma in un'altra forma. «Il problema del frontalierato sono le aziende italiane che, spostandosi in Svizzera perché beneficiano di un sistema giuridico più favorevole di quello italiano, delocalizzano anche i loro dipendenti, ma con delle paghe inferiori alle nostre. Questo comporta dei problemi di dumping. Alcuni lavoratori, piuttosto che stare a casa in disoccupazione, accettano salari inappropriati ma che permettono di vivere dignitosamente. E questo anche per impieghi importanti», aggiunge. Su che cosa potrebbe cambiare con la tassazione ordinaria, se essa venisse accolta anche dal Nazionale, dopo il sì degli Stati, Vorpe non si sbilancia, affermando che è difficile fare previsioni.
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