Cronaca
14.12.16 - 16:270
Aggiornamento: 21.01.22 - 14:40
Il PPD si chiama fuori. «Rispettiamo la volontà popolare, dunque non voteremo»
«Eravamo contrari al 9 febbraio, ma dato che il popolo disse sì, abbiamo cercato di attuarlo. La soluzione proposta non regolamenterà l'immigrazione», scrive il partito in una nota
BERNA - Il PPD non ha nessuna intenzione di sostenere la legge di applicazione per la votazione del 9 febbraio. Il partito nazionale, e con esso i rappresentanti ticinesi, si asterranno dal voto.
«Il popolo ha accettato ormai quasi tre anni fa l’iniziativa contro l’immigrazione di massa che chiedeva la gestione autonoma dell’immigrazione in Svizzera. Il PPD si è opposto a questa iniziativa ma accetta il verdetto popolare ed ha quindi provato ad attuarlo», si legge in una nota. «La
soluzione elaborata dal Parlamento non contiene alcuna misura riguardante
l’immigrazione. Si tratta di una semplice ed inefficace regolamentazione della
disoccupazione che si focalizza sui lavoratori, senza alcuna distinzione sulla loro origine. Le misure saranno prese unicamente nel momento in cui, in Svizzera, sarà registrato un tasso di disoccupazione superiore alla media. Le statistiche attuali mostrano che non siamo in questa situazione. Il risultato sarà di conseguenza la non applicazione della legge, la mancata attuazione della volontà popolare e la non regolamentazione dell’immigrazione».
Il PPD ricorda come esso stesso aveva proposto una soluzione ritenuta efficace e che conteneva una clausola di salvaguardia, che «avrebbe rispettato l’Accordo sulla libera circolazione delle persone, utilizzando il
margine di manovra esistente. La volontà popolare avrebbe dunque potuto essere
applicata senza andare a minacciare gli accordi bilaterali».
Ma il modello Müller, sostenuto sostanzialmente da liberali e socialisti, ha ben poco a che fare con l'iniziativa originale. «Il PPD è un Partito che prende in considerazione la volontà popolare e dunque anche la volontà espressa dal popolo sull’immigrazione di massa. Il Gruppo PPD, pur
cosciente della necessità di adottare una soluzione entro febbraio 2017, non può sostenere quanto uscito dai lavori parlamentari. La via auspicata dall’UDC non è inoltre praticabile poiché porta chiaramente alla denuncia degli Accordi bilaterali».
Da qui la decisione di astenersi dal voto finale.