Cronaca
06.01.17 - 13:350
Aggiornamento: 21.01.22 - 14:40
RBI, osservando la Finlandia. «Esperimento interessante per i cantoni con molti disoccupati»
La Finlandia svolgerà una prova inserendo un reddito di cittadinanza minimo. Che rapporti ci sono con il reddito di base incondizionato bocciato dalla Svizzera? Ne parliamo con Sergio Rossi
FRIBURGO - 560 euro al mese a 2'000 disoccupati, per la durata di due anni. In Finlandia, il Governo ha deciso di sperimentare il cosiddetto reddito minimo di cittadinanza, con l'intenzione di monitorare l'esperimento, per eventualmente estenderlo a livello nazionale. La base teorica può ricordare quella del reddito di base incondizionato contro cui la popolazione svizzera si è decisamente pronunciata alle urne qualche mese fa, seppur con notevoli differenze.
Di queste ultime, e di quanto l'iniziativa finlandese potrà essere d'esempio per riproporre in futuro il tema anche in Svizzera abbiamo parlato con Sergio Rossi, professore ordinario di macroeconomia ed economia monetaria all'Università di Friburgo, una delle voci autorevoli che erano favorevoli al RBI.
Come commenta questo esperimento? È paragonabile al reddito proposto in Svizzera o va considerato come una sorta di "sussidio disoccupazione" sui generis?«Si tratta di un esperimento interessante, seppur limitato nel tempo e nello spazio, dato che si svolgerà nell’arco di due soli anni e che riguarderà soltanto 2'000 disoccupati scelti a caso nell’insieme del territorio finlandese. Non è paragonabile al reddito di base incondizionato proposto in Svizzera in quanto è versato soltanto a una parte delle persone disoccupate, mentre la proposta svizzera riguardava l’insieme della popolazione residente. Si avvicina tuttavia al modello svizzero in quanto le persone che ricevono questo sussidio non lo perderanno se trovano una occupazione qualsiasi nell’arco temporale durante il quale questo esperimento sarà svolto in Finlandia».
Come mai la Finlandia lo ha accettato e la Svizzera no? Ci sono differenze economiche o di mentalità che possono spiegarlo?«Nel caso finlandese si tratta di un progetto pilota che il governo ha deciso di attuare per semplificare sul piano burocratico il sistema delle politiche sociali e incentivare le persone disoccupate a trovare un lavoro, anche se soltanto per qualche ora al giorno o per qualche giorno alla settimana. L’importo del reddito di base versato nel caso finlandese è molto inferiore a quanto proposto a titolo illustrativo durante la campagna per l’iniziativa popolare svizzera, ciò che lo rende più accettabile sul piano politico, dove è necessario trovare un consenso trasversale ai partiti per implementare questo progetto pilota. Se i suoi risultati saranno incoraggianti, la Finlandia potrebbe essere il primo paese a versare un reddito di base incondizionato a tutta la sua popolazione. Non si tratta infatti soltanto di incoraggiare i disoccupati a trovare un lavoro, ma anche di liberare le forze creative delle persone giovani e meno giovani per il bene comune».
Secondo Lei, il fatto che si parli di una cifra più modesta rispetto a quella proposta in Svizzera (dove si parlava di 2'500 franchi al mese), è d'aiuto a farlo accettare?
«Indubbiamente, l’importo modesto versato a una parte limitata delle persone disoccupate ha reso la proposta finlandese accettabile dalla maggioranza dei partiti politici al governo. Trattandosi di un progetto pilota, la sua durata limitata nel tempo e il fatto che il governo abbia allocato i finanziamenti necessari per questo progetto lo hanno reso accettabile senza resistenze politiche. In Svizzera, al contrario, l’iniziativa popolare per un reddito di base incondizionato fu lanciata da un piccolo gruppo di persone della società civile senza alcun sostegno politico sul piano nazionale, anche se poi alcune sezioni cantonali dei Verdi e del Partito socialista appoggiarono questa iniziativa prima del voto popolare del giugno 2016».
Se l'esperimento funzionasse, potrebbe essere un esempio per altre nazioni? Sarebbe pronto a riproporre l'idea in Svizzera?«Si tratta certamente di un esperimento interessante, i cui risultati dovranno essere valutati attentamente da altre nazioni. Ce ne potremo sicuramente ispirare anche in Svizzera, allo scopo di rilanciare l’idea di un reddito di base incondizionato quando gli effetti negativi della quarta rivoluzione industriale saranno notevoli per quanto riguarda la disoccupazione di una gran parte della popolazione residente nel nostro paese. Le forze politiche dovranno perciò studiare attentamente i risultati del progetto pilota finlandese, immaginando per esempio di svolgere un esperimento simile nei cantoni dove la disoccupazione è maggiore in Svizzera o rappresenta un problema importante per la popolazione, come nel caso del Ticino».
Sarebbe favorevole a modificare, eventualmente, il modello proposto per la Svizzera a uno vicino a quello finlandese, se i risultati fossero positivi?«Il modello proposto per la Svizzera potrà assolutamente essere rivisto e modificato, sia per tener conto dei risultati del progetto pilota finlandese sia per definire l’importo del reddito di base e le fonti del suo finanziamento. Questi elementi non figuravano nell’iniziativa posta in votazione nel giugno 2016, dato che si è votato solo sul principio costituzionale di versare un reddito di base incondizionato a tutta la popolazione residente stabilmente in Svizzera. L’esperimento finlandese ha tuttavia due limiti importanti, che potrebbero ripercuotersi sui risultati negativamente. Da un lato, la sua durata è molto breve e potrebbe non incentivare sufficientemente le persone disoccupate a trovare un lavoro, sapendo che dopo la fine del 2018 potrebbero perdere questo reddito di base se l’esperimento non fosse prolungato nel tempo. Dall’altro lato, il fatto che questo reddito di base è versato a soltanto 2000 persone, in un paese di oltre 5 milioni di abitanti, con un tasso di disoccupazione attorno al 9%, non permette veramente di immaginare quale sarebbero i risultati sul piano macroeconomico se l’esperimento fosse esteso all’insieme dei disoccupati e poi magari a tutta la popolazione».