Cronaca
16.04.17 - 19:260
Aggiornamento: 21.01.22 - 14:40
Il Papa parla di vecchie e nuove schiavitù, dei dubbi di alcuni verso la Chiesa, e chiede alle Nazioni "di avere il coraggio di evitare il dilagare dei conflitti"
Nell'Urbi et Orbi pasquale, Bergoglio ha ovviamente toccato il tema della Siria, ma non solo. "Tornate a casa ripetendovi che il Signore è risorto"
ROMA – Nel giorno di Pasqua, Papa Francesco ha impartito la rituale benedizione Urbi et Orbi. Il Pontefice, in un appuntamento atteso, ha parlato delle vecchie e delle nuove schiavitù del mondo moderno, toccando poi il tema dei conflitti mondiali e il dubbio verso la fede che sorge in alcune persone.
“Il Pastore risorto si fa carico di quanti sono vittime di antiche e nuove schiavitù: lavori disumani, traffici illeciti, sfruttamento e discriminazione, gravi dipendenze; si fa carico dei bambini e degli adolescenti sfruttati e di chi ha il cuore ferito per le violenze che subisce entro le mura della propria casa; si fa compagno di strada dei migranti forzati, costretti a lasciare la propria terra a causa di conflitti armati, di attacchi terroristici, di carestie, di regimi oppressivi”.
Non poteva, mancare, ovviamente, l’argomento Siria, dove oggi vi è stata una nuova strage. “Il Signore Risorto guidi i passi di chi cerca la giustizia e la pace; e doni ai responsabili delle Nazioni il coraggio di evitare il dilagare dei conflitti e di fermare il traffico delle armi. In modo particolare sostenga gli sforzi di quanti si adoperano attivamente per portare sollievo e conforto alla popolazione civile in Siria, l’amata e martoriata Siria, vittima di una guerra che non cessa di seminare orrore e morte”.
Non solo la Siria, purtroppo, in questo momento storico è toccata da conflitti. “Doni pace a tutto il Medio Oriente, a partire dalla Terra Santa, come pure in Iraq e nello Yemen. Non manchi la vicinanza del Buon Pastore alle popolazioni del Sud Sudan, del Sudan, della Somalia e della Repubblica Democratica del Congo, che patiscono il perpetuarsi di conflitti, aggravati dalla gravissima carestia che sta colpendo alcune regioni dell’Africa”.
“La Chiesa non cessa di dire, alle nostre sconfitte, ai nostri cuori chiusi e timorosi: ‘fermati, il Signore è risorto’. Ma se il Signore è risorto, come succedono queste cose? Come succedono tante disgrazie, malattie, traffico di persone, tratta di persone, guerre, distruzioni, mutilazioni, vendette, odio? Ma dov’è il Signore?”, ha poi proseguito Bergoglio, dando voce ai dubbi di molte persone verso la fede, in un periodo difficile. Ha raccontato della sua telefonata a un ragazzo molto malato, di avergli detto che non vi è nessuna spiegazione per quanto gli sta accadendo, paragonandolo a Gesù crocifisso. “Ma lui era d’accordo, a me non ha chiesto nessuno”, ha ribadito il giovane, come ha narrato il Papa. A nessuno di noi viene chiesto ‘ma stai contento con quello che accade nel mondo? Sei disposto a portare avanti questa croce?’. E la croce va avanti. E la fede in Gesù viene giù. E oggi la Chiesa continua a dire ‘fermati, Gesù è risorto’, e questa non è una fantasia: la Resurrezione di Cristo non è una festa con tanti fiori, questo è bello, ma non è questo, è di più. È il mistero della pietra scartata che finisce per essere il fondamento della nostra esistenza”, ha aggiunto.
“Pensiamo un po’ ognuno di noi ai problemi quotidiani, alle malattie che noi abbiamo vissuto, che qualcuno dei nostri parenti ha vissuto, alle guerre, alle tragedie umane. E semplicemente, con voce umile, senza fiori, solo davanti a Dio, davanti a noi: ‘non so come va questo, ma sono sicuro che Cristo è risorto, e io ho scommesso su questo. Fratelli e sorelle, questo è quello che mi viene di dirvi tornate a casa oggi ripetendo nel vostro cuore, ‘Cristo è risorto'”, ha concluso.