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Cronaca
25.05.17 - 15:440
Aggiornamento: 21.01.22 - 14:40

Abedi non era un lupo solitario: storia di una famiglia vicina all'ISIS e di contatti con jihadisti di spicco. In Inghilterra si teme un nuovo attacco a breve

In manette due fratelli e il padre dell'attentatore. Pochi giorni prima della strage, sarebbe stato a Düsseldorf, anche se la Polizia tedesca minimizza. Lite Gran Bretagna-USA

MANCHESTER – Una famiglia vicina all’ISIS. Ecco come appaiono gli Abedi a pochi giorni dalla strage causata da Salman al concerto di Ariana Grande. Dopo un fratello, un altro e il padre sono finiti in manette in Libia, paese di cui erano originari e da cui erano fuggiti prima della nascita dei figli.

Si delineano sempre più i contorni di quanto accaduto alla Manchester Arena. E sono dettagli inquietanti. La bomba, infatti, che ha causato la morte di molti teenager, è stata costruita con l’esplosivo Tapt, lo stesso usato per altre stragi tristemente note, come  quella del novembre 2015 a Parigi e quella del marzo 2016 a Bruxelles.

L’attentatore, a quanto pare, aveva trascorso alcuni giorni in Germania, dove si sarebbe formato prima dell’attacco, precisamente a Düsseldorf, regione base degli jihadisti tedeschi, basti pensare a colui che si gettò con un camion sulla folla al mercatino natalizio di Berlino. Sarebbe stato a Düssedorf il 18 maggio, secondo alcune fonti arrivando poi a Manchester dalla Libia via Praga, secondo altre giungendo dalla Turchia. Per la polizia tedesca, il tempo trascorso a Düsseldorf è stato molto breve, solo un passaggio all’aeroporto.

Dove si è radicalizzato Abedi? A quanto pare, in Libia, suo paese d’origine, ma emergono possibili contatti con esponenti di spicco dell’universo jihadista e con la cellula belga. Insomma, tutto tranne che un lupo solitario!

Intanto, la Gran Bretagna è furiosa con gli Stati Uniti, rei di aver diffuso le immagini della bomba, “capaci di provocare altro dolore nei familiari delle vittime” e di aver diffuso dettagli che dovevano rimanere segreti. Theresa May è intenzionata a parlarne con Donald Trump, mentre lo stato d’allerta rimane “critico”: ovvero, ci si attende un altro attacco da un momento all’altro.
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