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Cronaca
21.09.17 - 19:040
Aggiornamento: 21.06.18 - 14:17

"Ci fossero più persone come Bosia Mirra. Davanti al dramma di Como molti hanno chiuso gli occhi". Il legale cala due assi

"La Svizzera fa parte di Schengen, e le frontiere interne possono essere attraversate senza nessun controllo: portare persone in Svizzera non è entrata illegale", sostiene l'avvocato Delprete. "Soggiorno illegale? Sono rimasti solo poche ore". E chiede il proscioglimento

BELLINZONA – “Sono una persona semplice, non sono un’eroina. Quando sono in un momento di sconforto, voglio tornare a casa, e le persone che ho aiutato volevano andare a casa”. Si conclude con queste parole, semplici e piene di umanità, la lunga giornata al Tribunale Penale Federale di Bellinzona. A pronunciarle è Lisa Bosia Mirra, che in questo sentito processo è imputata. “Non potevo accettare quello che vedevo, non è mia abitudine infrangere la legge”. Per lei, è stato inevitabile, lo ha affermato più e più volte. Se penso a quello che ho passato io in questo ultimo anno, sì, sono pentita. Ma se penso alle persone che ho aiutato, allora no, non sono pentita”.

Il suo avvocato, Pascal Delprete, ha calato alcuni assi. Il primo, forse il più importante, riguarda Schengen. “È determinante l’accordo di Schengen, che rende applicabile uno spazio in cui la Svizzera è integrata per favorire il transito e combattere la criminalità rafforzando le frontiere esterne. Quella svizzera è considerata una frontiera interna allo spazio Schengen. Le frontiere interne secondo Schengen, possono essere attraversate senza nessun controllo. L’accordo ha avuto impatto sulla Svizzera. Il TF sancisce che la priorità e data a una legge conforme al diritto internazionale (Schengen). Entrata e uscita dalla Svizzera, dunque, sottostanno agli accordi di Schengen, non può perciò essere invocata dall’accusa l’incitazione all’entrata illegale o al passaggio di frontiere, che per la legge, sono oggettivamente ritenute all’interno dell’area Schengen”. E cita alcuni atti dell’Università di Losanna.

Dunque, far entrare persone non sarebbe stato illegale. Lisa Bosia Mirra non l’ha fatto per scopi lucrativi, assolutamente, fatto che già l’accusa aveva riconosciuto, bensì per cercare di aiutare queste persone, “minorenni vulnerabili”.

Non contesta i fatti, ma la loro interpretazione. Che la deputata abbia fatto entrare questi 24 clandestini, si sa, lo ha ammesso lei stessa. “Di fronte al dramma di Como, che molti di noi, pur essendo a due passi da casa, ha finto di non vedere, lei non ha saputo stare con le mani in mani. Per fortuna ci sono persone come Lisa!”, ha esclamato Delprete.

L’altro asso riguarda il fatto di aver ospitato dei clandestini a casa propria. “Il soggiorno illegale può essere contestato quando qualcuno viene tenuto in casa per più di 24 ore, mentre i migranti hanno solo dormito alcune ore a casa di Bosia Mirra”.

La dottoressa che l’ha visitata, prosegue, ha notato fatica, stress, sensazione di non poter fare abbastanza, dopo aver assistito a tante scene drammatiche.

La richiesta è dunque “ il proscioglimento della signora da tutte le imputazioni, ritenuto come non ha commesso i reati che le sono stati imputati. In via subordinata, la signora deve comunque andare esente da pena. In via ancora più subordinata, nel caso in cui le prime due richieste non dovessero essere ammesse, si chiede che alla signora venga riconosciuto lo stato di necessità discolpante e che le vengano riconosciute tutte le attenuanti”. L’eventuale multa, sostiene il legale, non deve essere superiore a un franco, dato che Lisa Bosia Mirra non ha un lavoro.

La sentenza, come detto, è attesa per giovedì. Comunque andrà, sarà uno spartiacque per la legislazione in materia di aiuto umanitario e migranti in Ticino.
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