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Cronaca
28.10.17 - 17:000
Aggiornamento: 21.06.18 - 14:17

La nuova vita di via Odescalchi. "Prima passavamo le notti senza riscaldamento e acqua calda". "Ma il problema non erano gli stranieri, bensì i tossici e gli sbandati"

Il quartiere periferico di Chiasso, caratterizzato da affitti bassi e da molta popolazione straniera o con aiuti sociali, era caratterizzato da paura e sirene della Polizia. Ora con i nuovi amministratori è cambiato tutto, "hanno rifatto i corridoi, sistemato lavanderia, cantina e strada"

CHIASSO – Una nuova vita per via Odescalchi. Non più sirene delle ambulanze e della Polizia che corrono ad ogni ora della notte, paura che ci scappi il morto, come è già successo purtroppo nel 2015. Il quartiere, che stava diventando il più malfamato di Chiasso, da qualche tempo sta rinascendo.
Grazie a nuovi amministratori, tutto è cambiato. Essendo un quartiere periferico, con costi degli affitti abbastanza bassi, spesso arrivavano persone che percepiscono aiuti sociali. E il clima si è man mano deteriorato, ma appunto, adesso via Odescalchi rivive.

Il settimanale di Mendrisio, l’Informatore, si è recato sul luogo, raccogliendo un paio di testimonianze. Un uomo racconta con entusiasmo come sono stati rifatti i corridoi della casa dove vive, la strada d’accesso è stata asfaltata, lavanderia e cantina sono state sistemate, in programma ci sono le finestre nuove.

E un’altra signora parla di quando ogni tanto si chiamava la Polizia, per segnalare vari disagi. “Abbiamo passato giornate invernali senza riscaldamento, e senza acqua calda, da non credere!”. Ora tutto va meglio.

Nella via abitano ancora molte persone straniere. Il primo uomo interpellato è forse l’unico chiassese doc della casa, a lui va bene così: i bambini afgani quando tornano da scuola lo salutano e lo chiamano “Baba”, ovvero nonno. Andar d’accordo con tutti non è un problema, spiega. “Non sono stati gli stranieri e i richiedenti l’asilo a creare problemi”, afferma, “bensì gli sbandati, i tossici, quelli che ‘fanno burdell’. Nelle ultime stagioni le cose si erano messe male, non nei singoli appartamenti ma negli spazi comuni”.
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