CASTEL SAN PIETRO – Artisti di… stupidaggini. E poi ci si lamenta se il clima a volte fra italiani e ticinesi, sul posto di lavoro, è incandescente. La colpa non è di noi media, come insinua qualcuno, bensì in chi, senza rispetto reciproco, si diverte a lanciare insulti.
Siano via web o addirittura su una panchina. È di chi non rispetta il proprio posto di lavoro, di chi non lo fa con il collega: se il mercato del lavoro ticinese ha problemi, non si risolvono di certo vomitando odio sulle panchine, bensì a livelli più alti.
Ad ogni modo, c’è da dire che alcuni frontalieri, meno male una goccia in un mare di persone grate e soddisfatte del proprio lavoro, esagerano. E dall’altra parte, qualcuno reagisce.
Siamo a Castel San Pietro, sulle strade del vino. Si sa che è maleducazione scrivere sulle panchine, vero? Anche le dediche d’amore, per dire, ma su quelle si può al limite chiudere un occhio.
Comincia, senza dubbio, un frontaliere. “Viva i frontalieri, abbasso gli svizzeri di m---a". E uno. "Il Ticino sarà nostro". E due. "Italiani più ricchi, svizzeri ticinesi più poveri di m---a". E tre.
Sotto, la replica ticinese. “Intanto i soldi li prendete in Svizzera”. Uno. “Se non ci fosse la Svizzera, non sareste ciò che siete”.
Beh, cosa commentare? Chi inizia a provocare non fa mai bene, chi reagisce ha l’attenuante. Però così il clima si arroventa, oltre al caldo estivo (o è proprio quello il motivo che fa sfogare tanto astio?).