LUGANO – Dopo oltre dieci mesi di monitoraggio sulle questioni di genere il Consiglio del pubblico della CORSI, che sul tema si è confrontato anche con la FAFTPlus, ha presentato alla RSI le proprie riflessioni sulla gestione dei generi nei programmi RSI. La sottorappresentanza femminile nelle conduzioni (36.5%) e negli ospiti (33.5%) era già stata evidenziata dal monitoraggio SUPSI sulla rappresentanza di genere nei programmi RSI (2018).
Nelle proprie analisi il CP ha allargato lo sguardo a un piano qualitativo indagando, anche con esemplificazioni, aspetti quali la tipologia e la qualità dei ruoli, l’attribuzione alle aree tematiche, il linguaggio, l’immagine e il messaggio veicolati per rapporto alla donna e all’uomo nei programmi. Nonostante le misure già messe in campo dalla RSI a livello di formazione e controllo e la consapevolezza di dover mantenere alta l’attenzione, certi stereotipi di genere, in parte ancora culturalmente radicati, sdoganati come innocui o persino ritenuti divertenti e non sempre riconosciuti come tali, possono ancora sfuggire alle maglie del controllo aziendale interno e della sensibilità personale. Ebbene questi cliché vanno identificati e sradicati anche in considerazione della missione educativa del servizio pubblico. Altrettando dannosi per la parità di genere, in quanto alimentano essi stessi stereotipi e ghettizzano certi temi a un solo genere, sono i meccanismi compensativi messi in atto per riequilibrare a posteriori una disomogenea attenzione a generi o a temi nei programmi.
A prescindere da qualche episodica deriva, gli esempi raccolti dal CP non dipingono un quadro allarmante, ma la ripetitività di certi stereotipi di genere e l’idea che certi temi siano ancora piuttosto o prettamente maschili o femminili richiedono maggiori sforzi nella tematizzazione, nella sensibilizzazione e nel superamento di visioni preconcette. La corretta rappresentanza e rappresentazione di genere è un tema in RSI e l’azienda ha già fissato degli obiettivi di crescita per la
presenza femminile. Va comunque rimarcato che lo sbilanciamento è già oggi meno accentuato in radio, dove sono presenti numerose brave giornaliste, animatrici e conduttrici anche con ruoli importanti, ma in termini generali c’è ancora da fare per garantire ruoli qualificanti alle donne. Il CP raccomanda di farne una priorità aziendale costantemente misurabile e verificabile, perché il superamento degli stereotipi di genere è una questione di equità sociale e un elemento imprescindibile della garanzia della qualità del servizio pubblico.
Sulla qualità del ruolo attribuito alle persone intervistate o ospiti di programmi il monitoraggio del CP evidenzia un’asimmetria: mentre gli uomini vengono frequentemente presentati come competenti e autorevoli o nel ruolo di opinion leader, spesso invece le donne vengono interpellate in merito a temi ed esperienze di vita quotidiana o a fatti di costume; è molto più raro che si esprimano a titolo di esperte o di portavoce.
All’assunzione di responsabilità e di ruoli nei programmi come pure alla valorizzazione delle potenzialità e del talento possono contribuire anche modelli lavorativi flessibili, che favoriscono la conciliabilità fra professione e famiglia sia per gli uomini sia per le donne. Oltre al proprio rapporto sulle questioni di genere nell’offerta RSI il Consiglio del pubblico ha
confezionato una clip, che raccoglie esempi di stereotipi di genere estrapolati dai programmi RSI