BELLINZONA – “Nulla ma proprio nulla della dottrina, degli insegnamenti, tutti improntati alla fratellanza, al rapporto spirituale col Cosmico, può avere attinenza con l’agire di una personalità certamente patologica”. Non va giù, a A-A. F. (nome noto alla redazione, ndr), che si punti il dito sull’ordine Rosacroce per dare una spiegazione ai gesti dell’infermiere dell’OBV in carcere per aver ucciso alterando le dosi dei farmaci diversi pazienti terminali.
A-A.F. è un ticinese iscritto all’ordine, e ci ha scritto per parlarcene, precisando di non vedere assolutamente legami con quanto fatto dal 44enne.
Come mai fa parte dell’ordine di Rosacroce, se si può chiedere?
“Mi sono sempre interessato di cose spirituali e le risposte della Chiesa Cattolica non mi hanno mai soddisfatto. Ad un certo punto, dopo avere scartato altri percorsi (non apprezzo i paramenti, i grembiuli e la ritualità fine a sè stessa) il fato mi ha fatto conoscere i rosacroce e dopo aver letto la loro storia ho chiesto di poter aderire”.
Ci spiega in che cosa consiste la dottrina, in poche parole?
“Il metodo Rosacrociano di perfezionamento ha fin dal principio lo scopo di perseguire l’emancipazione dell’allievo dalla dipendenza del mondo materiale. (Max Heindel). Ogni studente rosacrociano compie il suo percorso nella solitudine della sua camera. Lo studio dei misteri ermetici e cristici avviene anche per mezzo di corsi per corrispondenza e non vi è l’obbligo di frequentare la sede locale (a Lugano è ubicata quella ticinese). Il simbolo R+C è una Croce (il corpo fisico) con al centro una Rosa (l’anima spirituale). Il percorso R+C è aperto a tutti coloro che socraticamente riconoscono la propria ignoranza e decidono di colmarla partendo dal Sè. Fanno parte della confraternita (presente in tutto il mondo) uomini e donne di diverse religioni o di nessuna confessione. Un motto illuminante è: Conosci te stesso e conoscerei l’universo degli dei. (A.F.)”.