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Cronaca
08.11.19 - 11:000

La SEM dice no al testimone chiave dell'inchiesta su AlpTransit: negato il permesso di lavoro

Fouad Zerroudi è rimasto senza lavoro, ricevendo anche un'offerta economica per ritirare la denuncia, dopo aver parlato di quanto accadeva nel cantiere. Un'azienda svizzera voleva assumerlo, non è bastato avere sindacati e imprese dalla sua parte

BERNA – Dopo aver denunciato quanto accadeva nel cantiere AlpTransit del Monte Ceneri (a partire dalle giornate lavorative infinite), per Fouad Zerroudi, l’operaio che era stato il testimone chiave della trasmissione Falò, era iniziato un incubo. Che stando a quanto accaduto ora, prosegue.

Infatti, in Italia aveva trovato un altro lavoro, ma quando andarono in onda le sue dichiarazioni, lo perse. Sfortunatamente per lui, il datore di lavoro era collegato alla ditta che lo aveva assunto in Ticino. gli chiesero di ritirare la denuncia per tenersi il posto, non lo fece e disse no anche a una somma sostanziosa di denaro. Ma intanto era senza lavoro.

Qualche tempo fa, una possibilità per lui si era aperta in Svizzera, spiega il quindicinale Area. Un’azienda desiderava assumerlo per le sue qualifiche, però essendo lui marocchino, sottostà alle speciali norme legislative federali molto restrittive sui permessi di lavoro di cittadini di Paesi terzi. È partito dunque l’iter: la Commissione cantonale Stati Terzi ha dato preavviso positivo.

Addirittura, a perorare la sua causa ci hanno pensato, in una lettera congiunta, AITI, Camera di commercio ticinese, Società impresari costruttori, i sindacati Unia e OCST, scrivendo alla Segreteria di Stato per la migrazione e al DFE, sottolineando quando sia stato importante Zerroudi nell’inchiesta su AlpTransit.

Niente da fare, però. La SEM ha detto no al rilascio del permesso di lavoro.

“Ora stiamo valutando il ricorso, ma in generale, non lasceremo nulla d’intentato”, ha detto Igor Cima di UNIA. “Con Fouad e i suoi colleghi abbiamo un doppio debito. Il primo per aver scoperchiato l’omertà delle nefandezze avvenute in un cantiere finanziato coi soldi pubblici. Per essersi coraggiosamente esposti, oggi sono senza impiego. Ora l’autorità federale gli nega la possibilità di lavorare in Svizzera per formalismi burocratici. È un grave errore”.

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