MILANO – Ha colpito molto i lettori di TicinoLibero la missiva indirizzata ai giovani che si ubriacano di un soccorritore del 118: le sue parole, crude, semplici, dirette, sono state un pugno al cuore. Parlava di perdita della dignità, del male che si fanno consapevolmente.
Un articolo che ha letteralmente fatto il boom ed è diventato viale, raccogliendo qualcosa come 440mila click e 120mila condivisioni!
Ma come evitare le scene tristissime descritte dall'uomo? Per Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale italiano alcol dell’Istituto Superiore di Sanità, se si beve tra i 18 e i 25 anni “esiste una bassa percezione del rischio, e anche un tasso alcolico di soli 0,2 grammi in un litro di sangue può avere effetti devastanti sulle capacità di reazione di un giovanissimo alla guida di un’auto. Si perde, per esempio, la visione laterale, e così la macchina diventa un’arma micidiale nella mani di un potenziale assassino, cioè di uno che non è in grado di controllarla. Tanto più se, mentre guida, usa il cellulare, guarda il navigatore, ascolta la musica a palla o addirittura ha anche assunto sostanze stupefacenti”. Da brividi, insomma. Sono sufficienti anche una bottiglia di birra da 33 cl o un bicchierino di whisky per ridurre notevolmente le capacità di comprensione della realtà.
La soluzione per alcuni psichiatri potrebbe essere creare pubblicità che siano pugni nello stomaco, come le parole del soccorritore. “Per comunicare con i ragazzi è necessario utilizzare i mezzi e le figure a loro più vicini. Per raggiungerli è cruciale puntare su ciò che utilizzano e consumano, e le lattine di birra o le bottiglie di vino sono sicuramente tra i loro beni di consumo”, sostengono gli esperti. Ma usando un linguaggio crudo, senza filtri, immagini che sconvolgano.