BOLOGNA – È diventato ben presto virale il video di Matteo Salvini che, usando ironia (“Vogliamo riabilitare il suo nome”) ha citofonato a casa di un tunisino a Bologna.
“Buongiorno, lei è il signor Iaia? Dei cittadini ci hanno segnalato che da lei parte una parte dello spaccio qui in quartiere. È giusto o sbagliato?”, ha chiesto. Risposta? Il cittadino ha ‘attaccato’ il citofono,
Con lui c’era una militante della Lega, madre di un ragazzo morto per overdose, si è fatto indicare i nomi dei presunti spacciatori alloggiati in uno dei tanti palazzi costruiti negli anni 60. Il quartiere è conosciuto come un esempio di integrazione.
"Ho citofonato a un signore che è stato segnalato come presunto spacciatore per chiedergli se spaccia o non spaccia” ha detto Salvini. “Però il signore mi ha detto che in casa non c'era nessuno. L'ho fatto in qualità di cittadino. Perché se una coinquilina mi dice 'guarda che qui al primo piano spacciano' posso chiedergli se spaccia o non spaccia. Lui ha buttato giù".
"Le forze dell'ordine fanno meglio di me il loro mestiere e quindi hanno gli elementi per decidere se quel tizio spaccia o non spaccia.Mi volevo togliere la curiosità se una signora di 70 anni mi dice 'mi minacciano di morte perché lì spacciano' di citofonare chiedendo 'lei spaccia?'. Poi questo è libero di mettere giù la cornetta, per carità di Dio. Magari ci andrà la polizia con più facoltà di me", ha terminato.
La Polizia ha faticato poi a tenere lontani i residenti del quartiere che hanno rumoreggiato contro il politico della Lega.