LUGANO – Il ‘tampone di massa’? Sarebbe un’opzione, se avessimo le risorse… Christian Garzoni, infettivolgo e direttore sanitario della Clinica Luganese Moncucco – che nelle ultime ore è diventato il secondo polo ospedaliero ticinese dedicato ai pazienti Covid-19 -, condivide la linea coreana, adottata in questi giorni dalle regioni Veneto e Toscana, per cercare di individuare il maggior numero possibile di portatori asintomatici del Coronavirus. Ma solo in teoria.
“L’idea di individuare i pazienti positivi che non presentano sintomi gravi, o che non ne presentano del tutto, con l’obiettivo di isolarli e impedire che infettino altre persone è assolutamente condivisibile", spiega Garzoni a liberatv. "Ma oggi in Ticino il virus è troppo diffuso e varare uno screening di massa significherebbe effettuare migliaia di test al giorno. Il che non è sostenibile dal profilo logistico. I laboratori sono già saturi e abbiamo già messo in campo tutte le risorse disponibili. Anche sulla base delle raccomandazioni dell’OMS per situazioni come quella ticinese, si è deciso di testare soltanto i pazienti che presentano un quadro clinico critico o grave, per i quali è fondamentale chiarire la patologia, e per il personale sanitario”.
La situazione logistica attuale, continua l’infettivologo, “ci consente di effettuare a livello cantonale fino a circa trecento tamponi al giorno, un numero assolutamente insufficiente per avviare uno screening generalizzato di migliaia di persone. Ecco perché insistiamo sulla necessità di ridurre al minimo i contatti sociali, e raccomandiamo a tutti di rimanere a casa. In questa fase la distanza sociale resta l’unica misura veramente efficace per ridurre l’avanzata dell’epidemia”.
"Nous avons un message simple pour tous les pays: testez, testez, testez", ha detto l’altro giorno a Ginevra Tedros Adhanom Ghebreyesus, numero uno dell’Organizzazione mondiale della sanità. Testate tutti i casi sospetti, insomma…
“L’OMS ha ragione", commenta Garzoni, "ma ha decretato la pandemia proprio perché si rende conto che la diffusione del virus non è più controllabile, e difficilmente si possono mettere in atto strategie che sarebbero perfette in casi di focolai delimitati. Ce ne sono ormai troppi, di focolai. Anche in Ticino, i pazienti arrivano da ogni regione, da ogni città, da ogni paese, il virus è troppo diffuso…”.
È chiaro, aggiunge il medico, “che nei prossimi giorni avremo seri problemi sul fronte ospedaliero, non so se accadrà lunedi o in seguito, ma le regole della matematica sono chiare: se i casi di contagio aumentano in modo esponenziale aumenteranno di conseguenza anche i ricoveri in ospedale. Stiamo mettendo a punto alcune strategie per far fronte all’emergenza, come ottimizzare la selezione dei pazienti da ricoverare, dimettere quelli che risultano stabili per poi riprenderli a carico in caso di eventuale ricaduta… Abbiamo ancora dei margini di miglioramento. Ma la situazione è grave e seria e tutti devono rispettare senza eccezioni le regole per rallentare l’epidemia, la distanza sociale è quello che ognuno può e deve fare per il proprio bene e quello della collettività”.
Infine ecco la raccomandazione di Garzoni sull’utilizzo delle mascherine: “Servono a chi manifesta dei sintomi, ma non se si esce a prendere una boccata d’aria o se si va a fare la spesa luoghi pubblici come i grandi magazzini mantenendo le distanze sociali raccomandate: almeno uno, meglio due metri”.