ticinolibero
Cronaca
01.05.20 - 11:410

Se il Coronavirus fa bene... all'ambiente. Diminuscono inquinamento fonico e atmosferico, anche se la meterologia ha i suoi influssi

Durante il periodo di misure di contenimento, l'inquinamento fonico è calato di circa 3 decibel nei giorni feriali, si registra anche una diminuzione del diossido di azoto. Più complicato il discorso sulle polveri fini

BELLINZONA - Il Dipartimento del territorio (DT) comunica che in queste ultime settimane è stata osservata una netta diminuzione dell’inquinamento fonico e atmosferico quale effetto delle misure di contenimento legate alla pandemia di Coronavirus.

Le stesse hanno infatti contribuito a far mutare in modo radicale e repentino la vita quotidiana, influendo sulle emissioni nell’ambiente causate dal traffico veicolare, dall'industria e dall'artigianato, nonché dai cantieri. 

Per illustrare in modo semplice e intuitivo alcuni influssi indiretti delle misure di contenimento COVID-19 sull’ambiente in Ticino, è stata allestita una serie di pagine web e relative rappresentazioni grafiche, costantemente aggiornate, e pubblicate sul sito del Dipartimento del territorio, sotto la sezione dell'Osservatorio ambientale della svizzera italiana (OASI) (www.ti.ch/oasi). 

Particolarmente degna di nota è l'inconsueta quiete dovuta all'importante diminuzione del traffico, che ha restituito all’ambiente e al territorio un paesaggio sonoro completamente diverso, più naturale. A tale proposito si ricorda che il DT a partire dal 2004 rileva costantemente l’inquinamento fonico lungo l'autostrada A2. I valori registrati nelle scorse settimane ricalcano fedelmente l'evoluzione dei volumi di traffico. A partire dalla metà di marzo, i valori registrati all'altezza di Moleno e di Camignolo mostrano un calo di circa 3 decibel (dB) nei giorni feriali. Nel corso dei fine settimana il calo si è manifestato in modo ancora più massiccio con una diminuzione pari a circa 6 dB, equivalente a una riduzione del 75% del traffico veicolare. 

Anche la qualità dell’aria ha beneficiato della riduzione delle attività. L’inquinante che mostra una netta diminuzione è il diossido di azoto (NO2), proveniente in buona parte direttamente dalle emissioni dei motori e degli impianti stazionari a combustione. Nelle concentrazioni medie giornaliere misurate presso le stazioni della rete cantonale si nota una diminuzione costante a partire dall’ultima settimana di febbraio, e una convergenza verso valori molto simili, tutti largamente al di sotto del valore limite giornaliero fissato dall’Ordinanza contro l’inquinamento atmosferico (OIAt) di 80 microgrammi al metro cubo (µg/m3), nonché di quello annuo di 30 µg/m3. 

In termini quantitativi – mediamente, sul periodo compreso tra il 16 marzo e il 15 aprile 2020, e in confronto a quanto atteso dalla tendenza in diminuzione degli ultimi dieci anni - si registra una diminuzione di circa il 50% delle concentrazioni di NO2 lungo l'autostrada, del 35-40% in città e periferia, e del 20% nelle stazioni di misurazione ubicate in aree discoste, dove i valori riscontrati in questo periodo rappresentano il cosiddetto “inquinamento di fondo". 

Per quanto riguarda le polveri fini (PM10 e PM2.5) e l’ozono (O3), gli effetti delle misure di contenimento da COVID-19 sono più complessi e quindi difficili da quantificare. Le concentrazioni di questi inquinanti - oltre a dipendere dalle fonti toccate dalle misure di contenimento - provengono anche da un gran numero di altre fonti di emissioni, come ad esempio gli impianti di riscaldamento, l'agricoltura e le fonti naturali. Inoltre, le concentrazioni subiscono notevoli cambiamenti a dipendenza della meteorologia (vento, insolazione e temperatura) e dalle complesse interazioni tra precursori nell’atmosfera (reazioni chimiche). Per questi motivi analisi e confronti più dettagliati richiederanno tempo. 

In relazione alle PM10, dopo un repentino abbassamento dei valori registrati a inizio marzo, con l’arrivo di aria dagli strati alti dell’atmosfera dovuta ad alcuni giorni di favonio, a fine marzo si è assistito a un lento e graduale accumulo di particelle anche a causa della lunga assenza di precipitazioni e di un periodo caratterizzato da temperature più basse. 

Un esempio di come le immissioni possono dipendere anche dalla meteorologia lo si è potuto osservare nel corso dell'ultimo fine settimana di marzo, con un repentino apporto di sabbia proveniente dal Sahara che ha causato un aumento netto nelle concentrazioni di PM10, e successivamente, un nuovo calo causato dal favonio. 

I valori orari di ozono (O3) registrati durante il mese di aprile si sono più volte attestati sopra i 120 microgrammi al metro cubo (µg/m3). Si tratta in questo caso di un inquinante di origine integralmente secondaria: i valori rilevati sono dunque dovuti a complesse reazioni chimiche favorite da una lunga serie di giornate di tempo stabile - anomala per questo periodo dell’anno - con un soleggiamento sopra la norma e temperature quasi estive, e dalla presenza di diversi inquinanti precursori, tra i quali anche composti organici volatili (COV), secondi per importanza nella produzione d’ozono dopo gli ossidi d'azoto.

Potrebbe interessarti anche
Tags
diminuzione
periodo
contenimento
ambiente
influssi
misure
valori
inquinamento
coronavirus
azoto
TOP News
© 2024 , All rights reserved

Stai guardando la versione del sito mobile su un computer fisso.
Per una migliore esperienza ti consigliamo di passare alla versione ottimizzata per desktop.

Vai alla versione Desktop
rimani sulla versione mobile