LUGANO - Clamoroso! I cinque procuratori pubblici bocciati dal Consiglio della Magistratura (CdM) non potranno accedere agli atti per capire in che modo e con quali metri sono stati formulati, all’indirizzo del Gran Consiglio, i pesanti giudizi nei loro confronti.
Cornuti e mazziati, insomma, per usare un celebre detto popolare. Il CdM ha infatti deciso, comunicandolo agli interessati, che i dossier sono “top secret”. Motivo? Si tratta di semplici preavvisi e non di giudizi definitivi. Questa sembra essere, in sostanza, la ragione per cui ai cinque magistrati è stato negato l’accesso agli atti.
Già, la decisione finale sulla conferma o non riconferma dei cinque magistrati spetta al Parlamento nell’ambito del prossimo rinnovo decennale del Ministero pubblico. Ma quelle valutazioni, in base alle quali l’Organo di vigilanza sulla Magistratura, presieduto dal giudice Werner Walser, raccomanda la non riconferma di Zaccaria Akbas, Marisa Alfier, Anna Fumagalli, Francesca Lanz e Margherita Lanzillo, sono di una severità inaudita.
Pareri, certo, ma che in quanto firmati dal CdM hanno un evidente valore di giudizio. Le parole, che riassumiamo qui, sono pesanti: “Mostra atteggiamenti intemperanti…. Denota una mancanza di equilibrio nel giudizio personale che può costituire un pericolo per l’mputato e causare danni all’ente pubblico… Ha avuto comportamenti poco trasparenti verso la dirigenza del Ministero pubblico... È stata rilevata una sua insufficiente presenza in ufficio…. Non ha dato alcun segnale di volersi mettere in discussione… Appare insicuro e poco autorevole. Ha un approccio poco dinamico e remissivo nell’affrontare il carico di lavoro…”.
La Commissione parlamentare Giustizia, che alla luce dei pareri del CdM ha deciso di riaprire il concorso per le candidature al ruolo di procuratore pubblico e anche di ascoltare i cinque “bocciati”. La domanda è: ma come potranno “difendersi” senza sapere in base a quali elementi sono stati “accusati”?