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Cronaca
21.10.20 - 12:250
Aggiornamento: 12:47

"Siamo entrati nella seconda ondata. Non possiamo permetterci il lockdown, ma se non ci comportiamo come dobbiamo il virus ce lo imporrà"

Il Governo fa il punto, richiamando alla responsabilità individuale. De Rosa: "I nostri ospedali sono pronti". Merlani: "La percentuale dei positivi è molto alta, è ormai impossibile trovare i contatti dei positivi"

BELLINZONA – Forte aumento dei contagi da coronavirus in Ticino. Numeri che preoccupano popolazione e autorità. Vista la delicata situazione epidemiologica, le autorità cantonali sono tornate a riunirsi oggi, a Palazzo delle Orsoline, per aggiornare la popolazione circa l'emergenza sanitaria nel nostro Cantone. 

Presenti all'incontro informativo il Presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi, il Direttore del DECS Manuele Bertoli, il direttore del DSS Raffaele De Rosa e il Medico cantonale Giorgio Merlani.

Norman Gobbi: "Mascherina e telelavoro nell'Amministrazione cantonale"

"Desideriamo fare il punto sull'epidemia nel nostro Cantone. Il nostro nuovo messaggio è "le scelte giuste ci proteggono". Le priorità restano le stesse, salvaguardare la popolazione e evitare un lockdown che non sarebbe sostenibile. Abbiamo dimostrato mesi fa di poter essere forti e di saper superare le situazioni più delicate. Questa crisi non è uno sprint ma una lunga maratona. Il virus ci accompagnerà ancora per molto tempo, dobbiamo essere in grado di conviverci nel migliore dei modi. Il Governo è molto attento alla situazione e avviene in modo progressivo, inserendo di volta in volta le misure più adeguate e proporzionali. Le misure non hanno un effetto immediato, l'impatto emerge solo nelle settimane successive, cerchiamo di salvaguardare la salute e la libertaà. Manteniamo la calma: abbiamo sempre agito velocemente e siamo pronti a compiere nuovi passi, con la proporzionalità che ci ha sempre contraddistinto".

"Oltre a rafforzare la prevenzione, abbiamo introdotto due misure che riguardano l'Amministrazione cantonale. Si dovrà indossare la mascherina, tranne che per il personale seduto al proprio posto protetto da plexiglass. Usiamo la mascherina, facciamolo in modo corretto!".

"Come sapete domenica il Consiglio Federale ha raccomandato di estendere il più possibile il telelavoro. Per i dipendenti dell'Amministrazione cantonale esso sarà facilitato, almeno sino al 15 novembre, poi vedremo".

"Ribadiamo l'importanza di piano di protezione, per permettere i grandi eventi come le partite sportive. Al momento esse non sono un problema, importante è non abbassare la guardia e rispettare le norme".

"Desideriamo dar seguito a un messaggio a favore del federalismo. Qualcuno ha interpretato le ultime decisioni di Berna come un mal funzionamento del sistema. In realtà è il contrario, siamo usciti bene dalla prima ondata perchè abbiamo potuto vedere bene quanto è importante la forza dei vari livelli, partendo dai Cantoni. Non diamo la possibilità a chi vuole usare questa crisi per attaccare le istituzioni. Ognuno di noi Ministri porta la nostra sensibilità nelle conferenze dei ministri, che poi si interfaccia col Governo Federale: questo è il federalismo".

Raffaele De Rosa: "Gli ospedali sono pronti"

"Un paio di settimane fa avevamo detto che per la seconda ondata era solo questione di quando. Ora anche in Ticino siamo entrati in quella fase, con 255 nuovi casi positivi, quasi il doppio rispetto a ieri, con 7 nuovi ospedalizzati, in totale 35, di cui 3 in terapia intensiva. Quanto la curva dei contagi sarà alta e quanto impattante dipenderà da noi e dai nostri comportamenti. Oggi sappiamo come comportarci: mantenere la distanza fisica, quando non è garantita usare la mascherina, applicare l'igiene accresciuta. È un vantaggio su cui possiamo e dobbiamo contare, la campagna di sensibilizzazione ci ricorda quanto sia il nostro modo di agire a fare la differenza. Sta a noi agire con consapevolezza e sappiamo farlo. Ogni volta che scegliamo di evitare luoghi affollati, di indossare la mascherina in modo corretto, di dinsinfettare le mani, di restare a casa quando abbiamo sintomi, proteggiamo noi stessi e gli altri. Possiamo essere davvero altruisti anche verso i più vulnerabili".

"Dopo un'estate tranquilla abbiamo una crescita rapida dei contagi, la situazione è seria e preoccupante. Ma è diversa da marzo: allora si testavano solo i più gravi, adesso testiamo di più, i malati vengono presi a carico prima. Non è solo la velocità con cui si propagano i contatti a preoccupare, ma anche il tasso di positivà, la fascia di età dei contagiati, i contagi che sempre più non si sa da dove arrivano".

"Dobbiamo agire ora, in questo momento, in maniera tempestiva, con qualche rinuncia da parte di tutti per rallentare la velocità dei contagi. È nell'interesse di tutti, anche dell'economia. Pensiamo a chi è in isolamento, 400 persone, con 1'000 persone in quarantena, con conseguenze tangibili sul lavoro e sull'economia. Dobbiamo impegnarci tutti, solo così sarà possibile evitare misure più severe. Un secondo lockdown non possiamo permettercelo ma se non ci comportiamo con attenzione sarà il virus a imporcelo. Siamo consapevoli di chiedere molto ai cittadini, anche noi, io personalmente, sentiamo la stanchezza di questa situazione. Dobbiamo però tenere duro e stare uniti. Ci aspettano ancora diversi mesi con difficoltà legate al freddo, all'influenza stagionale, a eventuali imprevisti a cui già siamo quotidianamente confrontati, ma è importante trovare ora le misure proporzionate per agire, nell'interesse di tutti, anche dell'economia e della società tutta. Mi appello al senso di responsabilità di tutti e al senso di comunità per la quale si è disposti a fare qualche sacrificio".

"Mi preoccupano le visioni estreme, senza basi oggettive. Mi preoccupa chi dice che il virus si è indebolito e che la popolazione sa gestirlo: non è così. Pensiamo alla differenza di visione tra noi  e il Nord delle Alpi qualche mese fa. Non facciamo lo stesso errore al contrario. Mi preoccupa anche chi ha paura, è giusto a volte ma non dobbiamo andare nell'angoscia e nel panico. Importanti sono i test, il tracciamento, il contact tracing che sta per essere ancora rafforzato, le misure di protezione".

"Abbiamo confermato il sistema di prontezza del sistema ospedaliero, con La Carità e Moncucco come ospedali Covid, che mettono a disposizione 7 letti di cure intense e 20 letti acuti. Il Cardiocentro metterà a disposizione 7 letti in cure intense. È prevista una fase 2 con anche l'ospedale Italiano e quello di Faido. Quando l'occupazione degli altri ospedali sarà del 70%, azioneremo i due ospedali. Si potrà rafforzare anche Castelrotto, la clinica Hildrebrand e Novaggio. Il nostro sistema sanitario è pronto a potenziare i letti quando sarà necessario".

"Rilanciamo anche la campagna di prevenzione, a cui cercheremo di dare la maggior visibilità possibile. Il senso del messaggio dobbiamo seguirlo tutti, nel nostro quotidiano impegno, nei piccoli gesti. I numeri cresceranno ancora ma dobbiamo agire ora per vedere i risultati fra due settimane".

Manuele Bertoli: "Il problema non viene dalla scuola ma da fuori"

"La scuola è un elemento sempre discusso quando si parla di pandemia, perchè coinvolge un numero importante di popolazione, pensiamo che un quinto di essa va a scuola, e si devono sommare docenti, parenti, eccetera. Prima dell'inizio dell'anno scolastico ci siamo preparati con tre scenari, da sempre abbiamo con forza sottolineato la necessità di restare per quanto possibile allo scenario 1. Siamo a un quinto dell'anno scolastico, la maratona per cui significa che solo un quinto è stato fatto, mancano molte miglia per arrivare in fondo all'anno scolastuco".

"I piani di protezione dello scenario 1 sono stati predisposti e funzionano, la situazione è sotto controllo, i numeri sono confortanti. I casi positivi di ragazzi e bambini alle scuole sono qualche decina, siamo sotto allo 0,1% del totale, non ci risultato casi di ragazzi o bambini ospedalizzati o con decorsi gravi. Per noi è importanze che il virus arriva sostanzialmente dall'esterno dentro la scuola e non viceversa, c'è una direzione ben precisa del virus. Sarebbe meglio se non entrasse a scuola, ma oggi essa non è un luogo di contagio. Le quarantene sono decise nel post obbligo per una positività in una classe, alle medie e comunali quando ci sono due casi in una stessa classe. La maggior parte dei ragazzi in quarantena stanno bene, non confondiamo il loro numero con quelli che hanno il virus".

"La scuola deve poter continuare, non mi stancherò mai di dirlo: interrompere lo scenario 1 per andare al 2, scuola ibrida, avrebbe conseguenze importanti e negativi per gli allievi. Alcuni se la caverebbero, hanno le risorse a casa per farlo, anche per più mesi. Una parte invece non riuscirebbe a avere le condizioni ideali e sarebbe drammatico, vorrebbe dire mettere in discussione l'intero anno scolastico e potete capire cosa voglia dire per la generazione. È complicato per tutti, per le famiglie, per la società, non possiamo mettere in atto quel sistema di accudimento di marzo, dove molta gente era a casa, così come in maggio. Oggi una scuola ibrida con un accudimento da generare in una economia funzionante è quasi impossibile, le difficoltà di uno scenario 2 sarebbero gravi. Dobbiamo impegnarci a mantenere lo scenario 1, adattandolo man mano. Abbiamo emesso alcune misure integrative, come la mascherina obbligatoria nel post obbligo, che era comunque largamente usata, si sta agendo man mano per adattarci. In una scuola media, con due quarantene di fila, è stato decretato l'uso obbligatorio della mascherina per 15 giorni fino alle vacanze: si agisce localmente, dove il problema c'è. Le misure non devono essere troppo anticipate ma non si deve nemmeno arrivare troppo tardi, è il difficile esercizio del mio Dipartimento e del Governo tutto".

"Sottolineo la tematica che va ribadita ancora e ancora. Il vero problema l'abbiamo fuori dalla scuola. Per noi del DECS non si tratta di dire che il problema sta altrove ma è la realtà. Dobbiamo capire cosa si può fare fuori dalla scuola per far sì che esso non impatti sulla scuola e fuori. Entra in gioco la responsabilità individuale, dobbiamo ricordare che il problema sta fuori e che quando si manifesta a scuola arriva da fuori. Per farla funzionare le azioni al di fuori sono importanti".

"Un elemento che ricordo ancora: i decorsi della malattia per quanto riguarda i ragazzi sono assolutamente normali, non ci sono problemi. Alle medie su 12mila allievi abbiamo avuto una ventina di casi che hanno causato qualche quarantena. La nostra sfida è seguire i ragazzi durante la quarantena, si fa con la scuola parzialmente a distanza".

Giorgio Merlani: "C'è un raddoppio di casi ogni 5 giorni"

"Abbiamo 331 casi su 100mila persone, di sicuro sono elevati, una cifra importante: vi ricorderete che all'inizio quando si parlava della lista dei paesi a rischio ci si riferiva a 60 persone positive su 100mila. Eravamo sotto i 60 solo tre settimane. La percentuale di positivi è molto alta, 12% negli ultimi 14 giorni, addirittura il 22% oggi. Per ogni persona ci vuole un contatto di un'ora per capire dove è stato contagiato e avere i contatti, capite che serve molta gente".

"Se torniamo al primo ottobre i casi erano sotto i 10, in tre-quattro giorni si sono attestati sul 40, poi si sono superati i 100 e ora anche i 200. Siamo attorno al raddoppio dei casi ogni 5-6 giorni, un'evoluzione non piacevole ed è per questo che il Governo ha dato chiari segnali dicendo che è necessario agire soprattutto a livello personale. Segnalo ancora un aspetto: dal momento in cui ci sono 5-6 giorni per il raddoppio dei casi e gli stessi per peggiorare a livello clinico, quindi le ospedalizzazioni che vediamo sono relativi a chi si è contagiato una settimana fa. L'efficacia delle misure si vede sempre dopo qualche giorno. Cercheremo di accompagnare col contact tracing qualsiasi tipo di evoluzione, aiuta a mettere in campo misure meno dolore e in modo più tardivo e solo se necessario. Abbiamo quasi 400 persone isolate, ovvero quelle malate, mentre chi è in quarantena è un contatto stretto dei malati".

"L'impennata è sia nel numero di test che della percentuale dei positivi. R0 è il dato che certifica quante persone si ammalano per ciascun positivo. L'RT viene calcolato sulla base dei contagi successivi, spiega quanto ci muoviamo, quanto entriamo in contatto, quanto stiamo attenti con le misure. 10 persone infettate portano 16 casi secondari, immaginate cosa può voler dire nella crescita esponenziale attuale. Queste cifre dipendono dalla distanza sociale, dalla mascherina, dall'igiene e dagli incontri sociali. Ponderiamo bene, proteggiamoci e facciamo delle scelte: se siamo a contatto con persone vulnerabili scegliamo con quante persone avere i contatti stretti e quanta attività sociale fare, magari una cena a settimana e non tre alla settimana. Ci stiamo anche muovendo molto all'interno del Cantone".

"Le trasmissioni principali avvengono in famiglia e sul lavoro, sono comunque le condizioni vissute di più. Non pretendiamo distanza e mascherina a casa e in famiglia, ma sul luogo di lavoro spesso ci sono le protezioni, vengono offerte le mascherine, le riunioni sono in sicurezza, c'è la distanza: si va poi a fumare tutti insieme o a bere il caffè senza distanze e mascherine. Il capoufficio ci chiama e ci dice che ha messo in atto tutte le misure e ci chiede come mai mettiamo tutti in quarantena e noi dobbiamo rispondere che è perchè hanno fatto una cena o la pausa tutti insieme".

"La mascherina deve essere indossata in un certo modo e anche gestita correttamente. Prima di mettersela si devono disinfettare le mani, si prende la mascherina dagli elastici, la si mette dietro le orecchie, poi si apre a coprire il viso, stringendo il ferretto. Non dobbiamo continuamente toccarla, nemmeno grattare la pelle perchè prude. Quando va tolta, si prendono gli elastici, la si appoggia sul tavolo. Mai tenere la mascherina col naso all'infuori, non serve niente. Abbassarla e alzarla è pericolosa. Anche girando l'elastico attorno all'orecchio non la si usa in modo corretto, capisco che gli elastici possano essere lunghi ma piuttosto facciamo un nodo".

 "Come gestire la vita sociale? Nulla è vietato, si possono compiere delle scelte. Quali sono quelle giuste? Per esempio una persona che fa una cena e qualche giorno dopo deve andare a trovare la nonna in casa anziani, rinuncia a una delle due cose. Si può fare una cena alla settimana. Mi preoccupa il numero di persone che entra in contatto con tamnta gente, penso a un asintomatico che va a cena con due gruppi di 15 persone in due sere di fila. Si può evitare di entrare in contatto con tutti, si può non stringere la mano a tutti, magari si può far sedere marito e moglie di fronte, sono tutte strategie che riducono leggermente il rischio ogni volta".

"Bisogna pensare che anch'io posso ammalarmi, e sono contagioso 48 prima dell'apaprizione di sintomi. La pausa coi colleghi, la sigaretta, il caffé sono attività non vietate, se ogni volta si aggiunge una misura di precauzione, si riduce il numero di persone che si contagiano".

"Ormai non si sa dove si sono infettate 2/3 delle persone. Ci sono situazioni in cui il famoso RT, la distanza, la promiscuità sono più alte, per alcune misure ci sono dei dati positivi". 

"Gli sportivi d'élite sono un caso particolare, stando fermi 10 giorni senza allenamenti rischiano di farsi male, perdendo una stagione o una carriera. Per questo è stato concesso in un caso (quello del Lugano hockey, ndr) di potersi allenare in una sorta di bolla. Non so dire se lo concederemo in altri casi, dipende, dovremo valutare".

Raffale De Rosa: "Per le cene, io vi consiglio di comportarvi così"

"Si vogliono garantire e mantenere le attività socializzanti, sta a ciascuno capire se ha avuto dei comportamenti a rischio o è caduto in situazioni a rischio, che può succedere. Ognuno deve capire che comportamenti ha avuto, magari evitare 3-4 cene consecutive. Anche il comportamento durante le cene stesse è importante: non ci si dà la mano, non ci si abbraccia, ci si lava le mani. Sono piccoli accorgimenti che possono permettere queste attività, sarà possibile continuare a garantirle solo se ci comportiamo in maniera responsabile". 

Norman Gobbi: "Nessuno ci ha parlato di mini lockdown"

"Né noi né gli altri Cantoni siamo stati interpellati su un possibile mini lockdown".

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