LUGANO - La manifestazione di ieri in Piazza Molino Nuovo a Lugano ha toccato anche la nostra categoria, quella dei giornalisti. Troppo spesso accusati di essere parte di un sistema, di voler far passare messaggi che vanno da una parte o dall'altra, di voler fare un gioco più grande, quasi come se informare su dati oggettivi come purtroppo sono i numeri e riferire le opinioni, più o meno contrastanti, degli esperti, possa realmente influenzare chissà che.
Ieri sera una collega è stata presa a testate da chi protestava, sporcando muri e arredi urbani, in nome di una presunta libertà negata. E altri sono stati tacciati con epiteti poco gentili.
Ecco la testimonianza, social, di uno di loro (nome noto alla redazione):
"Arrivo in Piazza Molino Nuovo, comincio a filmare degli striscioni e un ragazzo ricoperto di sangue mi intima di andare via. Come spiego che si tratta di un luogo pubblico e quindi non ho ragione di allontanarmi vengo raggiunto da altri ragazzi con fare minaccioso, alcuni di loro farneticano assurdità contro i giornalisti (eh si, perché in realtà siamo tutti pagati da Biopharma).
Mi avvicino a qualche ragazzo per intervistarlo, nessuno accetta ma perlomeno qualcuno più educato mi spiega “off the records” chi sono e per cosa manifestano. Ma anche questo per il tizio insanguinato non va bene, che comincia a sbottare e farmi capire che avrei rischiato dei guai. Altri si aggiungono alle minacce e allora mi allontano.
La cosa assurda è che io in fondo sono stato fortunato: a una mia collega, alla quale va tutta la mia solidarietà, è andata decisamente peggio, presa a testate da questi signori paladini della libertà e della solidarietà tra essere umani (cosa che evidentemente noi giornalisti non siamo). Io mi chiedo in che mondo parallelo vivano per non capire l’assurdità e la follia di certi gesti, chi credano di essere per essere davvero convinti che la violenza, contro le persone o quella civile (tipo imbrattare mezza città come fatto ieri notte), sia una risposta ai problemi".