BERNA – La Statistica criminale di polizia (SCP) non evidenzia alcun aumento significativo dei reati violenti in ambito domestico nel 2020. Tuttavia, in diverse regioni del Paese vi sono indizi di una tendenza al rialzo dei conflitti all’interno della famiglia. Per la task force contro la violenza domestica durante la pandemia di coronavirus una cosa è certa: bisogna mantenere alta la guardia. Le vittime continueranno ad avere bisogno di aiuto anche nei prossimi mesi e l’opinione pubblica deve continuare a essere sensibilizzata al problema.
Stando alla SCP, nel 2020 non si registra un cambiamento significativo, rispetto agli anni precedenti, per quanto riguarda il numero di reati per violenza domestica commessi in Svizzera. La SCP rileva tuttavia soltanto una parte della violenza domestica, vale a dire i reati segnalati alle autorità di polizia e da queste registrati. Da uno studio precedente commissionato dall'Ufficio federale di giustizia è emerso che soltanto il 20 per cento circa dei casi di violenza domestica è notificato alla polizia.
La task force contro la violenza domestica durante la pandemia di coronavirus, istituita da Confederazione e Cantoni nella primavera del 2020, fa regolarmente il punto della situazione sulla base delle informazioni fornitele dalle autorità d'intervento, dai servizi cantonali di aiuto alle vittime e dalle case di accoglienza. Secondo la valutazione attuale, vi sono indizi di un aumento sia dei conflitti all'interno della famiglia sia delle forme meno gravi di violenza domestica che non portano a una denuncia. In alcuni Cantoni, ad esempio, i centri di consulenza per le vittime osservano una tendenza al rialzo del numero di nuove denunce; gli alloggi protetti per donne sono spesso al limite delle loro capacità e devono in parte dirottare le persone in cerca di un rifugio verso strutture extracantonali; infine, diversi Cantoni in cui viene registrato il numero di interventi della polizia (anche se poi non sfociano in un procedimento penale) stanno constatando un aumento di tali interventi.
La pandemia di coronavirus accentua i fattori di rischio che favoriscono la violenza domestica. Tra questi vi sono, in particolare, le difficoltà economiche e i problemi di dipendenza che possono provocare situazioni di stress all'interno del nucleo familiare. Situazioni che, a loro volta, possono ulteriormente esacerbarsi a causa delle restrizioni poste alla libertà di movimento e di provvedimenti quali l'obbligo del telelavoro. Questo contesto generale richiederà anche nei prossimi mesi un monitoraggio stretto da parte delle autorità. Le stesse vittime di violenza e i loro familiari o vicini di casa devono sapere dove possono trovare aiuto, sotto forma sia di assistenza da parte di un consultorio per vittime sia di un intervento della polizia (numero d'emergenza 117).
Per far conoscere maggiormente alla popolazione queste offerte, l'anno scorso sono state organizzate diverse campagne di sensibilizzazione cantonali. A livello nazionale, la task force ha condotto una campagna di affissioni in 13 lingue e due campagne sui social media per pubblicizzare il sito Internet dell'aiuto alle vittime di reati in Svizzera www.aiuto-alle-vittime.ch. Grazie ai social media sono stati raggiunti 2,3 milioni di persone, di cui 600 000 giovani. Attualmente è allo studio un rilancio di questa campagna.
La task force continua a monitorare con attenzione l'andamento della situazione per quanto riguarda la violenza domestica. Accoglie inoltre con favore sia le considerazioni della Conferenza delle direttrici e dei direttori cantonali delle opere sociali sull'introduzione di un numero telefonico centrale per le vittime di violenza sia le iniziative di alcuni Cantoni (p. es. Ginevra, San Gallo, Vaud, Vallese o Zurigo) per istituire una task force cantonale sul modello di quella che opera a livello federale.