di Nicoletta Barazzoni*
Come dovrebbe essere giudicato un personaggio pubblico, che ha delle responsabilità istituzionali, quando il suo comportamento si esprime nel privato, nella sua sfera intima, in modo inappropriato, magari andando contro la morale e l’etica di un'intera collettività? Un personaggio pubblico è prima di tutto un essere umano, un individuo o è innanzitutto la persona che rappresenta l'istituzione?
Giudicando l’agire di entrambi, l’opinione pubblica, a volte, assolve l’uomo, altre volte condanna il personaggio pubblico, a dipendenza della situazione e della gravità dei fatti. Il caso più clamoroso è stata la relazione intima di Bill Clinton con la sua segretaria.
Confrontandomi con queste domande faccio anche riferimento al caso del docente della scuola di Locarno che, abusivamente, senza avere avuto il permesso, ha consegnato le chiavi a degli estranei. Come se la scuola gli appartenesse, fosse una sua proprietà, ha aperto le porte a delle attività festaiole, che non hanno nessuna pertinenza con una struttura pubblica come la scuola, deputata a una precisa funzione sociale, istruttiva ed educativa.
Il docente si è arrogato il diritto di accedere a un’istituzione comunitaria, senza chiedere il permesso a nessuno, e non per organizzare un doposcuola. Solitamente quando un personaggio pubblico non rispetta le regole della sfera pubblica la predominanza dei giudizi tiene conto dei criteri, dei significati condivisi e dei valori dell'ambito pubblico, poiché vi sono interessi comuni in gioco, che coinvolgono varie sensibilità e diverse morali.
Anche il caso del direttore della Rsi, Maurizio Canetta che si è abbandonato a considerazioni sui social, con doppi sensi allusivi ad atteggiamenti di tipo sessuale, ha sollevato sdegno perché in discussione c'è il ruolo di un direttore del servizio pubblico, tanto più che le sue esternazioni non sono state fatte in privato ma sui social, proprio quando il dossier sulle molestie sessuali è in fase di verifiche. Da quel momento, richiamato alla sua posizione dirigenziale, ha ricorso pubblicamente alle scuse, che hanno più lo scopo di ridimensionare e calmierare la situazione.
Di fronte alle scuse pubbliche si è propensi ad accettarle come un’ammissione di colpa. È stato così anche nel caso di Bill Clinton.
I personaggi pubblici sono soggetti agli onori ma anche agli oneri, soprattutto quando si tratta della loro immagine pubblica e del ruolo che essi ricoprono nell’organizzazione o nell'istituzione che essi rappresentano. Perché chi è investito di determinate cariche pubbliche, e assume comportamenti indegni, indecorosi, al limite del consentito, andando contro le norme, verrà giudicato proprio da quel sistema che egli stesso rappresenta: dal sistema politico se è un politico, dal sistema scolastico se è un docente, dal sistema sanitario se è un medico, e dal sistema religioso se è un ecclesiastico. In casi gravi anche dal sistema giudiziario. Siccome ogni sistema ha le sue regole e i suoi valori, per chi non le rispetta, e dunque nel momento in cui si compie un'azione che lede il sistema di riferimento, scattano i provvedimenti.
Se un giornalista commette un plagio, un fatto ritenuto deplorevole dalla categoria dei giornalisti, verrà giudicato dalla stessa categoria professionale ma anche dall’opinione pubblica. Lo stesso ragionamento vale per un medico qualora dovesse spacciare droga perché il suo giuramento d’Ippocrate colliderebbe con un reato di queste proporzioni.
Quando si assume un incarico di una certa valenza sociale e si è esposti pubblicamente, con mansioni a certi livelli, così come si è tenuti a rispettare le regole dettate dalla deontologia della categoria professionale, alla stessa stregua bisogna considerare le implicazioni e le conseguenze, anche quando non stiamo esercitando la nostra professione. Poi ovviamente, una volta smessi i panni di quel determinato ruolo istituzionale non non è imperativo diventare dei santi nella vita di tutti i giorni. Si tratta di dare il giusto valore e riconoscimento ai diversi ruoli che vengono esercititati nella società, che chiamano in causa il nostro senso di responsabilità, sia individuale che collettivo.
Sappiamo che umanamente nessuno è infallibile perché nessuno, e ripeto nessuno, è puro, immacolato e casto. Tutto dipende in che misura il comportamento del personaggio pubblico offende e stride con la morale collettiva. Singolarmente ognuno di noi, nella sua sfera intima, si confronta con la propria morale, decidendo e prendendo, sulla base della propria coscienza, posizione in merito agli accadimenti pubblici e privati.
*giornalista