DONBASS (UCRAINA) - Jona Neidhart ha 36 anni, è un gigante di un metro e novanta per 110 chilogrammi, le spalle larghe, la testa rasata, e la risata contagiosa. Viene da Zurigo e aspira a diventare insegnante di scuola superiore. Così il quotidiano Blick presenta “Mr. Clean”, il nome di battaglia con cui si è arruolato nell'esercito ucraino quando, quasi due anni fa, precisamente il 9 marzo 2022, ha scelto di andare a combattere i russi. Per senso del dovere, di solidarietà con il popolo ucraino. Niedhart veste un’uniforme ucraina, percepisce uno stipendio mensile tra i 1.000 e i 3.000 dollari e sottostà agli ordini diretti dalla leadership militare ucraina: cacciare i russi, uccidere i nemici.
Secondo la legge svizzera, il suo servizio militare è illegale. In patria rischia diversi anni di carcere.
Cresciuto come figlio unico, dopo il liceo classico Niedhart sceglie di frequentare la scuola reclute granatieri di Isone. Al contempo studia francese e inglese a Berna, collabora con alcuni giornali e lavora anche come infermiere e guardia di sicurezza. Viaggia molto, anche come missionario per la sua chiesa. Jona Niedhart è infatti un devoto cristiano, mormone. Lotta per difendere le proprie idee e vorrebbe diventare un insegnante. Armi e guerra non sono rientrate tra i suoi interessi per molto tempo. Fino a quando, mentre frenquentava l’Università della Formazione a Berna, nel mezzo del semestre la Russia invade l’Ucraina.
Da questo momento in poi Jona Neidhart non riesce più a concentrarsi. In lui scatta qualcosa che lo porta a cambiare radicalmente la propria vita. Fa testamento, lascia il lavoro, si ritira dall'Università e viaggia in autobus e in treno fino all’epicentro della guerra, con solo uno zaino in spalla e uno spesso stato di abiti addosso. “I russi avevano già ucciso il mio bisnonno polacco durante la seconda guerra mondiale. Non riuscivo a stare fermo, dovevo agire”, racconta Mr. Clean al Blick.
Ad eccezione dei suoi genitori e di un amico fidato, nessuno ha mai saputo della sua scelta di combattere i russi in Ucraina. "Soffrirò con questo popolo e, se necessario, morirò con loro”, afferma convinto Mr. Clean, consapevole della sua sorte in patria. “Se sopravvivo, affronterò la giustizia in Svizzera. Ho sempre rispettato la legge. Ma, moralmente, non vedo alternative alle mie azioni”, spiega risoluto.
Non sa dire, Mr. Clean, quanti russi ha già ucciso in questi due anni nel Donbass. Probabilmente a dozzine, solo nella notte del 2 giugno dello scorso anno, quando cadde in un’imboscata insieme a cinque compagni vicino a Novoselivske, sul fronte di Luhansk. Quasi 80 soldati di Vladimir Putin li circondarono su tre lati, sparando contro il loro nascondiglio con lanciagranate, lanciarazzi e armi automatiche per più di cinque ore. Erano in 6 contro 80. Sembrava una condanna a morte, una fine già scritta. Invece le cose andarono diversamente.
“Sparo ai fossati e ai cespugli con il mio fucile d’assalto, spesso non vedo nemmeno i nemici sotto la pioggia di proiettili”. Ai compagni che gli chiedono perché rischi la vita così per un paese straniero, Niedhart definisce la sua come una missione. "Se mai ho avuto dei dubbi - racconta -, sono scomparsi alla frontiera ucraina”.