STRASBURGO – La Svizzera viola i diritti umani in ambito ambientale. Questa la sentenza, storica, emessa oggi dal Tribunale di Strasburgo. La vicenda risale al 2016, quando 459 donne pensionate avevano chiesto al Governo di mettere fine alle omissioni in materia di protezione del clima, facendo in modo che la Svizzera desse il suo contributo a contenere l'aumento nel limite di 1,5 gradi.
"Si tratta di una sentenza importante e accuratamente dettagliata, che obbliga la Svizzera a prendere provvedimenti", ha dichiarato il rappresentante del Consiglio federale presso la Corte europea dei diritti umani (CEDU). All'orizzonte un ampio dibattito politico, costituendo essa un precedente giuridico importante anche per i 46 Paesi membri del Consiglio d'Europa.
A Strasburgo, oggi, nel giorno della sentenza c'era anche Greta Thunberg. "Questo è solo l'inizio del contenzioso sul clima. Non dobbiamo tirarci indietro in nessun caso. Dobbiamo lottare più duramente perché questa vittoria rappresenta l'inizio di una nuova lotta".
Proprio questa mattina, il servizio meteorologico europeo Copenicus ha certificato che il mese di marzo appena passato agli archivi "è stato il decimo mese consecutivo più caldo di sempre". Gerry Liston, avvocato senior della Global Legal Action Network ha così commentato: "Grande vittoria per tutte le generazioni. Ora tutti i paesi europei devono urgentemente rivedere i propri obiettivi in modo che siano basati sulla scienza e allineati a 1,5 gradi".