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Economia
21.10.17 - 16:130
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:43

100 di questi anni, Camera di Commercio. Si guarda avanti, "no a troppe regole, e insegniamo la cultura imprenditoriale". Leuthard parla dei rapporti con l'Italia

Christian Vitta ha definito l'organizzazione "un ponte tra lo Stato, il mondo politico e la realtà economica del paese", Glauco Martinetti sostiene che "Svizzera e Ticino non hanno bisogno di illegalità, di burocrazia asfissiante e punitiva", Luca Albertoni guarda alla digitalizzazione

LUGANO – Una festa, per 100 anni a far da ponte, come ha detto nel suo discorso Christian Vitta tra lo Stato, il mondo politico e la realtà economica del cantone. A Lugano sono accorse quasi 500 persone, con rappresentanti del mondo della politica cantonale e nazionale, come l’ospite d’onore Doris Leuthard, e presente e passato della Camera di Commercio.

I discorsi sono stati celebrativi e pieni di emozione, ma non sono mancate alcune frecciatine, come quella del presidente Glauco Martinetti alla troppa regolarizzazione dello Stato, che non va a suo dire bene per le aziende.

“Non accettiamo che l’articolo 27 della Costituzione federale venga subordinato ad altre norme costituzionali e trattato alla stregua di un valore di serie B. La negazione di una libertà costituzionale significa negare l’esistenza stessa della Svizzera e di riflesso del Ticino, che non hanno bisogno di illegalità, di misure arbitrarie, di burocrazia asfissiante e punitiva”, ha infatti detto, chiedendo aggiornamenti anche sulla legge del lavoro, risalente agli anni ’60 e ormai non più aderente alla realtà che stiamo vivendo, per poi terminare dicendo che “mi piace pensare alla Camera come esempio ispiratore, per chi crede ancora nei valori svizzeri ma anche in una cultura imprenditoriale svizzera”

Dal canto suo, il direttore Luca Albertoni ha sottolineato di vedere un certo immobilismo “poco conforme alle richieste del mercato del lavoro, soprattutto se paragonato all’attuale forte dinamismo della formazione professionale”, in particolare punta il dito sullo scarso apprendimenti della cultura imprenditoriale.

Attraverso la rivoluzione digitale, si augura di poter fare in modo di riportare in Svizzera le aziende andate all’estero. Come? Con intelligenza e con l’aiuto di “un dispositivo per il rilevamento degli spostamenti capace di fornire un rapporto che potrebbe portare a delle soluzioni”.
Insomma, passato, celebrazione ma anche tanto futuro e molta voglia di guardare avanti.

Frizzante poi Doris Leuthard, che ha toccato il tema della sfiducia ticinese verso Berna: la nostra realtà potrà essere conosciuta meglio grazie all’ingresso di Ignazio Cassis in Consiglio Federale. “Noi teniamo conto della situazione in Ticino e per questo vi invito ad avere più fiducia nel Consiglio federale. In fondo, anche noi siamo un po’ ticinesi”, ha detto la Presidente della Confederazione.
Per quanto concerne i rapporti con l’Italia e l’accesso al mercato italiano da parte delle banche, “bisogna sapere che con l’Italia non è sempre facile trattare. È vero che noi spesso non facciamo abbastanza pressione politica su Roma, ma su questo dossier stiamo lavorando molto, perché noi vogliamo vedere passi in avanti con l’Italia. Ma per il Ticino è importante coordinare gli sforzi con la Confederazione, piuttosto che agire, come è successo in passato, senza una concertazione con Berna. L’unilateralismo non porta a niente. Dobbiamo fare pressione a tutti i livelli insieme. Io penso che vedremo dei risultati positivi ancora quest’anno”. Tutti insieme, dunque. E a livello di date, sembra essere positiva.

Convinta di vivere in un Paradiso, apprezza le idee della Camera di Commercio a favore della digitalizzazione, e sostiene che per gli esseri umani ci sarà sempre lavoro.
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