BERNA - Bufera su Migros. Se durante la prima ondata di Coronavirus i dipendenti toccati dal lavoro ridotto avevano ricevuto dall'azienda il 20% dello stipendio che non è coperto dalla cassa integrazione, ora ha deciso di comportarsi in modo diverso. Dunque, le persone che a causa delle misure federali vedranno l’indennità per lavoro ridotto alla copertura prevista dalla legge a partire dal gennaio 2021.
Coinvolti sarebbero i collaboratori delle 330 strutture per il fitness e il tempo libero in Svizzera che appartengono al conglomerato Migros, i 1600 dipendenti della Scuola Club Migros e 2600 dipendenti dell’azienda di viaggi Hotelplan, oltre ai dipendenti di 300 ristoranti e take-away, e di un servizio di catering, della catena di elettronica Melectronics, del negozio di mobili Micasa e del negozio di articoli sportivi SportXX. Moltissima gente, insomma.
Tutto ciò nonostante quelli che sono stati definiti dei buoni risultati aziendali. Migros è il più grosso datore di lavoro privato del Paese e la decisione ha suscitato reazioni. Unia ha parlato di decisione incomprensibile, ritenendo "indecente che Migros non distribuisca gli utili realizzati in modo più equo".
A livello ticinese si è fatto sentire il Partito Comunista, che sottolinea come "non vige alcun obbligo legale in questo senso da parte del padronato, ma stiamo parlando dell'azienda "cooperativa" (e ci sarebbe da molto da chiedersi su come questa forma giuridica sia oggi strumentalizzata) fondata da Gottlieb Duttweiler con fini "sociali". Questa stessa azienda ora invece rifiuta di compensare il lavoro ridotto imponendo a molti lavoratori (e soprattutto alle lavoratrici che già guadagnano poco) una importante riduzione della loro paga in un momento difficilissimo per le famiglie", e "esprimendo solidarietà ai lavoratori colpiti, chiediamo a Migros di fare marcia indietro e di finalmente aprire realmente i posti di lavoro ai sindacalisti, a tutti i sindacalisti!".