MOSCA – L’agenzia di rating Ficht ha declassato la Russia da B a C, che in sostanza corrisponde al rischio default, una “dichiarazione di insolvenza”, che renderebbe irreversibile l’isolamento finanziario di Mosca. Il declassamento sarebbe legato alle conseguenze delle sanzioni decretate dall’Occidente dopo l’invasione dell’Ucraina. Il rating C nella valutazione di Ficht è solo un gradino sopra il default. Insomma, la Russia a causa della guerra si trova già sull’orlo del fallimento.
Nei giorni scorsi anche l’agenzia Moody's aveva tagliato il rating sulla Russia, in particolare dopo il blocco dei capitali della Banca centrale. Il declassamento è "dettato da gravi preoccupazioni circa la volontà e la capacità della Russia di pagare i suoi obblighi di debito", aveva fatto sapere l'agenzia di rating, aggiungendo che i rischi di insolvenza sono aumentati.
Da parte sua, Fitch aveva già spiegato settimana scorsa che “le sanzioni degli Stati Uniti e dell’Unione europea che vietano qualsiasi transazione con la Banca centrale russa avrebbero avuto un impatto molto maggiore sui fondamentali del credito russo rispetto a qualsiasi sanzione precedente”, rendendo gran parte delle riserve internazionali russe inutilizzabili per l’intervento in valuta estera.
Intanto, si approssimano le scadenze di due titoli sovrani in dollari che Mosca intende pagare ai creditori stranieri in rubli, con la moneta in costante svalutazione, un piano B che potrebbe non bastare a evitare la dichiarazione di default: la Russia ha oltre 700 milioni di dollari di pagamenti di titoli di Stato in scadenza entro la fine di marzo.
“La sanzione degli enti governativi russi da parte degli Stati Uniti, le contromisure all’interno della Russia per limitare i pagamenti esteri, e le interruzioni delle catene di pagamento presentano alti ostacoli per la Russia per effettuare un pagamento di obbligazioni all’estero”, aveva spiegato la multinazionale americana di servizi finanziari JPMorgan in una nota inviata ai propri clienti. Il ministero delle Finanze russo aveva replicato di voler onorare “completamente e nei tempi previsti gli obblighi in materia di servizio e ritiro dei titoli di Stato della Federazione Russa” ma il nodo del pagamento in rubli e non in dollari rimane un grande ostacolo.