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Politica
12.02.16 - 13:490
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:43

«La conoscenza è luce», la storia delle religioni riparte

Dopo il ritiro dell'iniziativa di Quadranti, Dadò torna sul tema. «Servono strumenti per affrontare il futuro senza paura»

BELLINZONA - Storia delle religioni, un tema da riproporre, anche e soprattutto dopo il ritiro l'iniziativa di Quadranti. È pronto a scendere in campo Fiorenzo Dadò, che ci ha spiegato che cosa ha in mente e perché.C'è già qualcosa di pronto oppure sono solo intenzioni, al momento, le vostre?«Stiamo elaborando il testo di un'iniziativa con deputati di diversi partiti. Ci saranno sicuramente dei liberali, dei leghisti, degli UDC ed è possibile anche dei socialisti e dei verdi».Cosa chiederà la vostra iniziativa?«Chiediamo di riprendere il sistema su cui si stava della orientando la maggioranza della Commissione scolastica, cioè uno misto dove c'erano due possibilità parallele: seguire il corso di storia delle religioni oppure quello di religione cattolica o riformata. Il discorso è di carattere culturale e identitario. Riteniamo che sia importantissimo dare ai giovani di oggi gli strumenti per capire la società e i grandi cambiamenti in corso. È da irresponsabili, come politici, nascondere la testa sotto la sabbia e non vedere quando sta accadendo nel mondo. Il nostro è un discorso che va al di là del credo religioso che è una questione totalmente personale, orientato alla conoscenza culturale di aspetti fondamentali del mondo moderno. Per sconfiggere l'oscurantismo bisogna favorire la conoscenza, che è la luce per l'umanità, dando le chiavi di lettura giuste ai giovani per capire la nostra cultura e la nostra identità. Il mondo lo costruiamo noi, giorno per giorno con i pensieri e le azioni, più strumenti ci sono per affrontarlo e meglio è. Si parla di ISIS o Islam senza sapere nulla. Non è tutto come si dipinge, se non si conosce si crede che ogni persona col foulard in testa sia un terrorista, invece va capito, per esempio, da dove nasce l'odio dell'ISIS verso l'Occidente».Non si poteva forse, anche se dirlo col senno di poi è facile, essere più lungimiranti come scuola? In fondo del tema si parla da tempo...«Per noi è quasi incomprensibile che dopo 14 anni di discussioni e una strada percorribile trovata che sia stata ritirata l'iniziativa, anche se non voglio entrare in polemica con Quadranti. È un tema da riproporre, ne hanno discusso il Consiglio di Stato, il Parlamento, delle commissioni esterne, quelle del Gran Consiglio, ora il tempo è maturo per prendere una decisione ma serve qualcosa di concreto sul tavolo. Depositeremo qualcosa nelle prossime settimane e il Gran Consiglio deciderà in tempi brevi». La scuola poteva fare di più sul tema delle religioni, magari nelle ore di storia o geografia?«No, si tratta di materie specifiche e a sé. Chi verrà scelto come professore sarà deciso dal Dipartimento, io non sono esperto di insegnamento, come politico e deputato il mio compito è quello di gettare le basi affinché la nostra gioventù abbia degli strumenti per affrontare il futuro in modo sereno e non con paure e dubbie. Servono convivenza pacifica dei popoli e accettazione del diverso». La Chiesa cattolica, con il suo no a un'ora quindicinale e non settimanale, ha messo un po' i bastoni fra le ruote al progetto. Come accoglierà il vostro?«Il fatto era che si voleva relegare l'insegnamento della nostra religione, che è il fondamento della nostra civiltà (e questo non possiamo metterlo in dubbio...), a qualcosa di serie B. Noi riteniamo invece che siano di pari dignità e che ogni allievo e ogni famiglia potrà scegliere liberalmente il curriculum da seguire. La Chiesa è sempre stata d'accordo, anche sul sistema misto, il problema era che storia delle religioni sarebbe stata insegnata ogni settimana e la "classica" solo quindici giorni. La commissione comunque andava in questo senso, non si creavano discriminazioni. E in ogni caso studiare religione cattolica o riformata non vuol dire non parlare degli altri credi».
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