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Politica
15.02.16 - 09:550
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:43

Mezz'ora in più per ammodernarsi? Ma il CCL fa discutere

Marco Chiesa a confronto con Saverio Lurati sulla legge sull'apertura dei negozi che si andrà a votare il 28 febbraio. E Federcommercio fa un appello per il sì

BELLINZONA - Il giorno del voto si avvicina, e il popolo ticinese dovrà esprimersi sulla possibilità di prolungare di mezz'ora le aperture dei negozi, fino alle 19 in settimana (e sino alle 18,30 al sabato, mentre rimane la chiusura alle 21 del giovedì). Se vincerà il sì, padronato e partner sociali dovranno trovare un accordo sul CCL dei lavoratori. Unia è contraria, OCST favorevole. Federcommercio, assieme a diverse società dei commercianti di tutto il cantone, ha comprato una pagina su La Regione per invitare a votare sì, e per precisare che la mezz'ora in più non sarà obbligatoria bensì a discrezione dei singoli commercianti, e che non comporterà più lavoro per gli impiegati attuali ma anzi creerà più posti di lavoro. Solo il 10% dei commercianti ha però firmato l'appello, e Federcommercio si chiede se chi non ha aderito si opponga al prolungamento delle aperture o, piuttosto, al principio del nuovo CCL. Fra i favorevoli, Marco Chiesa sul Corriere del Ticino fa notare come le numerose deroghe chieste in questi anni riflettono delle esigenze che, dalla legge entrata in vigore ormai nel 1968, sono mutate. Nonostante avrebbe desiderato una legge più coraggiosa, efinisce la riforma «equilibrata. Porta con sé una certa modernità senza eccedere né sul fronte del liberalismo né su quello del proibizionismo statale», sottolineando come il sì permetterebbe un vantaggio anche in ambito turistico. «La legge sull’apertura dei negozi è una legge di polizia cantonale che sancisce gli orari nei quali un commerciante può tenere alzate le serrande. Nulla a che fare dunque con la legge federale sul lavoro nella quale sono prescritte per l’appunto le condizioni di lavoro e la relativa possibilità di impiegare del personale», ha specificato. E a suo avviso il vincolo del CCL è un errore. «Non nascondo che l’appoggio determinante della Lega, che democraticamente ho rispettato ma non ho condiviso, in quel momento abbia dato legittimità e slancio alla sindacalizzazione del settore». Decisamente contrario è l'ex presidente del PS Saverio Lurati, «perché attraverso interventi a fetta di salame (e quindi introdotti in maniera subdola) si vorrebbe gradualmente arrivare alle aperture ininterrotte e non solo per i negozi. Insomma si tende ad una società 7 giorni su 7, 24 ore su 24». Le persone, a suo avviso, sono da mettere al centro di ogni legge. «Una questione poco discussa e spesso mal compresa riguarda la gestione degli orari di lavoro. Ciò che sta avvenendo è uno spezzettamento del tempo di lavoro che viene ripartito sulle 14 ore d’apertura. Di fatto ciò corrisponde a non avere più una vita privata e impedisce una sana gestione della vita familiare». A chi gli fa notare che il PS non ha mostrato coerenza nel votare no all'allungamento delle aperture facendo però passare il vincolo del CCL, risponde che è stata scelta la strategia del contenimento dei danni, incolpando la gande distribuzione di non aver mai voluto un contratto collettivo per il personale, così come di aver fatto smantellare i negozi di paese. «Il commercio ticinese non abbisogna di nuovo ossigeno, ma semplicemente di applicare una politica dei prezzi meglio allineata con i salari insufficienti di una grossa parte dei ticinesi», ha detto Lurati, facendo poi notare come un sì comporterebbe una modifica della griglia degli orari dei trasporti pubblici e un allungamento dell'orario di lavoro anche per conducenti e imprese di trasporto.
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