Politica
17.03.16 - 13:390
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:43
Exit, «permettere a chi vuole di morire all'interno delle strutture sanitarie»
Ne aveva parlato in un'intervista con noi, ora Ernesto Streit di Exit chiede «un gesto di umanità nel rispetto dell'autodeterminazione»
GIUBIASCO - Il suicidio assistito è un tema difficile e delicato, di cui negli ultimi tempi si parla molto in Ticino. Qualche giorno fa avevamo intervistato Ernesto Streit di Exit, che ci aveva raccontato il punto di vista di chi accompagna i pazienti alla dolce morte, sottolineando come si è costretti a condurre coloro che vogliono ricorrervi a Zurigo perché nelle strutture ospedaliere non è concesso il suicidio assistito. Ora Exit invia alle redazioni una presa di posizione, di cui chiede la ripresa integrale, che dunque pubblichiamo.
«EXIT prende atto della proposta della commissione speciale sanitaria che invita il parlamento a respingere l’iniziativa parlamentare inoltrata da Michela Delcò Petralli e cofirmatari per il diritto all’accompagnamento al suicidio assistito nelle strutture sanitarie del cantone».
«Non permettere al malato terminale di morire usufruendo del suicidio assistito all’interno della struttura sanitaria che lo ospita significa costringere il paziente a cercare delle soluzioni alternative. Per esempio farsi portare con l’ambulanza a Zurigo, per poter usufruire delle strutture di EXIT. Si obbliga pertanto la persona malata e sofferente a sobbarcarsi una lunga trasferta in ambulanza, per andare a morire presso una struttura a lui sconosciuta, fuori cantone. Un calvario sia per il malato che per i suoi famigliari».
«Nella proposta della commissione si indica tra l’altro che la missione di un ospedale consiste nel guarire il paziente e si tessono le lodi alle cure palliative invitando ad ampliarle per prevenire le richieste di suicidio assistito. Concordiamo con il fatto che le cure palliative sono una concreta alternativa al suicidio assistito. EXIT le propone da sempre come alternativa e dal 1988 gestisce, finanzia e mette a disposizione degli associati la propria fondazione Palliacura, attiva esclusivamente nelle cure palliative. Facciamo però notare che le cure palliative non attemperano alla missione relativa al guarire. Secondo l’organizzazione mondiale della sanità, le cure palliative si occupano infatti in maniera attiva e totale dei pazienti colpiti da una malattia che non risponde più a trattamenti specifici e la cui diretta evoluzione è la morte. Le cure palliative pertanto altro non sono che un accompagnamento alla morte del paziente. Non sempre poi le cure palliative permettono di alleviare i dolori, nel qual caso il paziente ha solo due opzioni: soffrire finché sopraggiunge la morte oppure porre fine alla sofferenza usufruendo del suicidio assistito. Non permettere al malato terminale di usufruire del suicidio assistito all’interno della struttura di cura che lo ospita significa condannarlo alla sofferenza».
«Nelle ultime settimane vi è stato molto interesse mediatico in relazione al suicidio assistito. Non sempre le informazioni riportate dai media erano corrispondenti alla realtà. In particolare è stata distorta l’informazione relativa ai costi che una persona deve sostenere se vuole usufruire del suicidio assistito. EXIT precisa che tutte le prestazioni che l’associazione offre ai suoi associati sono gratuite e che questo vale, a partire dal terzo anno di affiliazione, anche per l’accompagnamento al suicidio. EXIT aiuta anche le persone che non sono associate, nel qual caso chiede per l’accompagnamento al suicidio una partecipazione ai costi pari a franchi 3'500».
«Permettere al malato terminale di porre fine alle sofferenze tramite suicidio assistito all’interno delle strutture sanitarie rappresenta un gesto di umanità nel rispetto dell’autodeterminazione del paziente. EXIT si auspica che il parlamento non segua le conclusioni della commissione speciale sanitaria e che accetti l’iniziativa parlamentare relativa al suicidio assistito nelle strutture sanitarie del cantone, permettendo ai malati terminali di porre fine alle sofferenze in modo dignitoso».