BELLINZONA - Negli ultimi due anni il Ticino si è visto assegnare, in virtù della chiave di riparto, circa 200 migranti minorenni non accompagnati. Un numero mai visto che preoccupa le autorità, in quanto la loro gestione pone problematiche diverse rispetto a quelle degli adulti.
In primis, se già i centri dove si trovano i maggiorenni e le famiglie sono sovraccarichi, questo vale ancor di più per i due destinati ai minorenni, ovvero i foyer di Paradiso e di Arbedo Castione, di proprietà della Croce Rossa. Peraltro, se con gli adulti si parla di un soggiorno di un anno in un centro, per i ragazzini si deve considerare che vi rimarranno sino alla maggiore età, quindi anche per diversi anni.
Come spiega Renzo Zanini, capo dell’Ufficio dei richiedenti l’asilo e dei rifugiati del Canton Ticino al CdT, essi sono per il 95% dei casi afghani, "scappati dal loro Paese dopo il ritorno al potere dei talebani, a seguito della decisione degli Stati Uniti di lasciare il Paese". Appartengono però a etnie diverse, spesso non vanno d'accordo tra loro e non parlano la stessa lingua. Mettere a disposizione traduttori non è sempre evidente e date le misure di risparmio, a ciascun operatore viene assegnato un numero maggiore di ragazzi da assistere.
Per far fronte a quelli che Zanini definisce "numeri eccezionali" ci si appoggia a strutture temporanee, che però risolvono il problema solo per qualche tempo. Servono altri spazi definitivi, ma i progetti sono al momento bloccati. Si avrebbe bisogno anche di più operatori, per garantire una presa a carico che aiuti la scolarizzazione e l'integrazione, ma spesso la Croce Rossa non riesce a reclutarne.