Politica
01.09.16 - 10:150
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:43
Verdi, no a "Prima i nostri". «Non possiamo illudere chi già vive una situazione difficile»
Il partito ritiene che le misure relative alla preferenza indigena siano di competenza federale. In caso di due sì, meglio comunque il controprogetto, mentre piace "Basta col dumping salariale in Ticino"
BELLINZONA - No sia a "Prima i nostri" che al controprogetto, perché i ticinesi non meritano di essere illusi e poi delusi ancora una volta. È questo, in estrema sintesi, il pensiero dei Verdi in vista delle votazioni del 25 settembre.
Per prima cosa, la preferenza indigena è di competenza federale. «L’iniziativa “Prima i nostri” e il relativo controprogetto hanno creato enormi aspettative negli elettori ticinesi, e altrettanto enorme rischia di essere la delusione. Entrambi i testi promettono di inserire nella Costituzione cantonale il principio della preferenza ai residenti, un principio più che condivisibile, ma non se rimane allo stadio di vaga promessa. Sappiamo benissimo che una simile misura è di competenza federale, ce lo hanno ripetuto in tutte le maniere possibili in questi anni, e che a livello Cantonale gli effetti saranno minimi, come l'ha sottolineato anche la perizia del professor Biaggini», spiega il partito di Michela Delcò Petralli in una nota.
«Inoltre tutte le richieste sia dell’iniziativa che del controprogetto figurano all’articolo 14 della Costituzione Cantonale, quello relativo agli obiettivi sociali. Gli obiettivi sociali hanno carattere unicamente declamatorio, solo i diritti sociali (art.13) istituiscono un impegno dello Stato a realizzarli tramite una legge d’esecuzione. Ci sono in Ticino attualmente 11'600 disoccupati ILO e 17''500 sottoccupati, fanno quasi 30'000 persone in carenza di lavoro, i salari sono diminuiti fra il 2008 e il 2014 in molti settori, anche quelli con una percentuale di frontalieri esigua, il lavoro diventa sempre più precario e sempre più gente non riesce ad arrivare a fine mese», prosegue il comunicato, mostrando un quadro impietoso della situazione. «Non possiamo illudere queste persone, che già vivono una situazione di disagio, promettendo loro misure che potranno essere attuale solo dalla Confederazione; non si meritano questa ennesima delusione. Non sosterremo quindi né l'uno né l'altro testo».
In caso di accettazione di entrambi, meglio il controprogetto, «poiché l'iniziativa iscriverebbe nella Costituzione una definizione di sostituzione (essere licenziati a seguito di una decisione discriminatoria di sostituzione della manodopera indigena con quella straniera) talmente restrittiva da escludere tutti quei disoccupati che, malgrado le decine e decine di offerte di lavoro inviate, si vedono sistematicamente scartati a profitto di lavoratori d’oltrefrontiera pagati cifre che non permettono di vivere dignitosamente in Ticino».
I Verdi appoggiano, invece, l'iniziativa dell'MPS. «Basta col dumping salariale in Ticino", "ben più efficace. Il testo infatti, oltre a potenziare il numero degli ispettori e i controlli, prevede l'obbligo per i datori di lavoro di annunciare tutti i contratti specificando se si tratta di un impiego a tempo determinato o indeterminato, il salario, le qualifiche richieste, il domicilio del lavoro e altre informazioni che permetteranno di agire in modo mirato e veloce per scoprire non solo i salari indegni, ma anche le aziende con percentuali anormalmente alte di tempi parziali o di personale non qualificato. Sarà più facile scoprire quindi i datori di lavoro disonesti e potremo disporre in breve tempo di una banca dati completa sui retribuzioni versate in Ticino».