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Politica
01.09.16 - 11:000
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:43

Pronzini, «molestie sessuali al Civico, chiariteci alcune questioni. E chiedo che...»

Il deputato MPS ritiene che il caso dell'infermiere molestatore non è chiuso, e pone venti domande al Consiglio di Stato, oltre a inoltrare una mozione. I numeri da brividi delle donne vittime di molestie

BELLINZONA - La vicenda dell'infermiere molestatore, prima licenziato dal Civico, poi assunto dalle Cure a Domicilio a Mendrisio e infine dimessosi, «solleva questioni di fondo che nulla hanno a che vedere con facili strumentalizzazioni tese ad alimentare l’ennesima campagna xenofoba», e vanno dunque approfondite. Matteo Pronzini a tale scopo ha inoltrato al Consiglio di Stato una lunga interrogazione, con ben venti domande, e una mozione. «Il datore di lavoro, in questo caso EOC, è responsabile di preservare la dignità del proprio personale e proteggerlo dalle molestie sessuali sui luoghi di lavoro. Questa responsabilità deriva da varie disposizioni legislative", spiega nella dettagliata introduzione. Il quadro legislativo dice in modo chiaro che il compito di impedire che vi siano delle molestie sessuali sul posto di lavoro è, inequivocabilmente, al datore di lavoro, nel nostro caso all’Ente Ospedaliero Cantonale e, in caso di negligenza, esso ed i suoi dirigenti potrebbero essere condannati dal potere giudiziario civile. Le disposizioni di legge indicano inoltre che le organizzazioni sindacali hanno il diritto di adire alle vie legali». Pronzini illustra poi dei numeri da brividi. «Quasi 10 anni orsono, e più precisamente nell’autunno del 2007, l’Ufficio federale per l’uguaglianza fra donna e uomo (UFU) ha pubblicato i risultati di uno studio rappresentativo su rischio e diffusione delle molestie sessuali sul posto di lavoro. Dallo stesso risultava che ben il 31,2 % delle donne intervistate nel corso degli ultimi 12 mesi aveva subito uno o più comportamenti potenzialmente molesti. Percentuale che saliva al 54,8 se si prendeva in considerazione l’intero arco della vita professionale delle donne. Tra i gruppi di donne a maggior rischio di molestie sessuali quelle di età inferiore a 35 anni, con doppia nazionalità, straniera, personale dell’amministrazione pubblica, personale attivo nelle professioni del campo della sanità e dei servizi sociali, attive da oltre 1 anno ma da meno di 10 anni e occupate in lavori a turni. Gli autori degli abusi sono per due terzi uomini, di regola con funzioni gerarchiche superiori alle donne. Le dimensioni dell’azienda gioca un ruolo importante. Le donne attive in imprese medie o di grandi dimensioni con oltre 50 dipendenti e, in modo ancora più spiccato, con oltre 250 dipendenti subiscono più spesso comportamenti potenzialmente molesti. Al capitolo reazioni, lo studio metteva in evidenza come le donne che subiscono molestie molto raramente contattano i servizi interni o esterni aventi il ruolo di interlocutori. Più facilmente vi è il desiderio di licenziarsi, accompagnato da un degrado dei rapporti con i colleghi e le colleghe di lavoro, il pregiudizio per le prestazioni lavorative, sentimenti di vergogna e di colpa, paura o depressioni. Sulla base di queste indicazioni è pacifico che l’Ospedale Civico, come altri istituti di questo livello, possa essere considerato come un luogo che presenta un alto tasso di rischio per l’insorgere di molestie sessuali». Dal racconto di un'infermiera, vittima del collega, «sembrerebbe di capire che nell’ambito dell’EOC non siano attive misure di prevenzione, così come invece impone la legge e dettagliatamente illustrate in diversi opuscoli pubblicati dall’Ufficio federale per l’uguaglianza tra donna e uomo, cosi come pure dall’Amministrazione cantonale. Addirittura sembrerebbe che i superiori fossero al corrente, più o meno direttamente, di quanto succedesse; ma che il capo-reparto abbia goduto di un clima di omertà e di compiacente protezione. Sembra inoltre che la direzione del Civico, quando finalmente si è decisa a prendere atto della situazione di molestie sessuali, abbia atteso più di un anno prima di rimuovere il capo reparto dal suo ruolo, ciò in aperta contraddizione con le direttive consigliate in questi casi, cioè di un intervento immediato alfine di allontanare il presunto molestatore dalle vittime. Non è inoltre dato sapere se la direzione del Civico abbia svolto una formale inchiesta sulla situazione. L’impressione è che la direzione del Civico abbia voluto mettere tutto a tacere alfine di non far emergere le gravi lacune nelle misure di prevenzione. Come spesso in queste situazioni si sono sacrificati alcuni responsabili intermedi alfine di evitare che, a rendere conto della situazione, fossero i massimi dirigenti». Dunque, le domande che Pronzini rivolge al Consiglio di Stato sono le seguenti: «1. L’EOC ha un concetto di gestione del rischio molestie sessuali? Se esiste, chiedo che lo stesso venga allegato alla risposta a questa interrogazione; 2. Al momento dell’assunzione, durante i colloqui annuali e regolarmente durante l’anno il personale viene informato sui rischi di molestie sessuali? 3. Quale è la procedura in caso di molestie sessuali? Vi è un servizio interno responsabile o si fa capo ad un ente esterno? 4. Negli ultimi 10 anni quanti casi di molestie sessuali vi sono stati presso l’EOC? Quanti al Civico? 5. L’EOC procede a colloqui d’uscita in caso di dimissioni del proprio personale? Se sì, al Civico non era mai emerso, nei corso di questi colloqui, che il motivo delle dimissioni di alcune infermiere era da ricondurre a molestie sessuali di cui erano state vittime? 6. Quando ed in quale modo la direzione dell’Ospedale Civico è venuta a conoscenza dei casi di molestie sessuali da parte del capo-reparto di chirurgia? 7. Quanti sono stati i casi di molestie sessuali riscontrati? Da quando a quando sono avvenuti? 8. Che misure di sostegno sono state offerte alle vittime delle molestie sessuali? Sono state informate dei loro diritti? Sono state informate che civilmente era l’EOC responsabile di quanto accaduto? Le stesse sono ancora alle dipendenze del Civico? 9. Corrisponde al vero che il capo-reparto era stato, nel corso degli anni, spostato in diversi reparti, alfine di “coprire” i suoi abusi? 10. La commissione del personale del Civico era stata informata di questi abusi? 11. Se sì, quando e cosa è stato intrapreso? 12. I sindacati firmatari del ROC, OCST e VPOD, sono stati informati di questi abusi? 13. Se sì, quando e cosa hanno intrapreso? 14. Il governo è a conoscenza dei motivi per i quali le organizzazioni sindacali non hanno proceduto a portare in giudizio la direzione del Civico? 15. Come è stata gestita la vertenza di questi abusi? Internamente o tramite un ente esterno? 16. Quali modifiche alle procedure sono state adottate sulla base di questa triste vicenda? 17. Le “partenze” del capo delle risorse umane, della capo settore e del responsabile del settore infermieristico sono da collegare al caso di molestie sessuali? 18. Che provvedimenti sono stati adottati nei confronti della diretta superiore del capo reparto? 19. L’allora capo delle risorse umane del Civico ha nel frattempo assunto la responsabilità di caposezione delle risorse umane dell’Amministrazione cantonale. L’Amministrazione era a conoscenza di quanto successo, sotto la sua direzione, al Civico al momento della sua assunzione? 20. La direzione dell’EOC ed il suo CdA erano al corrente di questi casi di molestie sessuali? Se sì, quando sono stati informati e che misure hanno adottato?» Ha inoltrato anche una mozione, in cui chiede: «1. Al Consiglio di Stato è dato mandato di istituire una commissione d’inchiesta con lo scopo di analizzare e valutare le procedure, nel rispetto delle disposizioni legali, messe in atto presso in ambito di prevenzione delle molestie sessuali l’Ospedale Regionale di Lugano (Ospedale Civico e Italiano) prima, durante e dopo i fatti descritti nella presente mozione. 2. La commissione d’inchiesta dovrà anche analizzare quale è la situazione, in materia di prevenzione delle molestie sessuali, negli altri ospedali dell’EOC. 3. La commissione d’inchiesta dovrà allestire all’indirizzo del Plenum del Gran Consiglio un rapporto entro 6 mesi dalla sua costituzione»
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