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09.01.17 - 09:580
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:43

L'ironia di Quadri. «A sinistra paladini della libertà di stampa? Ma per favore!»

Il direttore del Mattino si scaglia contro il gruppo che ha firmato un appello per la libertà di stampa. «Per chi non la pensa come loro, bavalio, censura e campagne denigratorie»

LUGANO - Pronzini e diversi esponenti provenienti dal mondo di sinistra (ma non solo), da Cavalli a Ducry, ha lanciato e firmato un appello a favore della libertà di stampa, dopo la querelle che oppone Il Caffè alla clinica Sant'Anna. Il fatto che quattro giornalisti del settimanale debbano andare a processo per aver scritto del caso Rey ha fatto scalpore, e la crociata a favore della libertà di pubblicare inchieste e indagini ha fatto l'unanimità, o quasi. A commentare in modo ironico su Facebook ci ha pensato Lorenzo Quadri, direttore del Mattino (che, tra l'altro, contro il Caffè spara spesso e volentieri, anche in questo post, criticando la posizione ritenuta di sinistra). «Ma guarda un po': il club delle frontiere spalancate si mobilita a sostegno del domenicale di servizio contro la magistratura, improvvisamente diventata cattiva ed oscurantista», esordisce, per poi attaccare: «Peccato che si tratti della stessa area politica che ha sempre usato ed abusato della magistratura e del codice penale a fini di censura. Si è pure inventata i reati apposta, nel tentativo di mettere a tacere e criminalizzare le posizioni diverse dalla sua e di imporre il pensiero unico delle "aperture" e del multikulti». E non è finita: per Quadri, a sinistra si farebbe di tutto per «denigrare ed azzittire chi osa pensarla diversamente, dimostrando la più talebana chiusura ed intolleranza"» «Adesso questi signori tentano di spacciarsi per improvvisati paladini della libertà di stampa? Invocano la "pluralità"? Ma quale pluralità! Non facciamo ridere i polli. Proprio costoro accusano di "tentare di zittire"? Certo, libertà di stampa, ma solo per chi la pensa come loro. Per gli altri, invece, il bavaglio, la censura e le campagne denigratorie», conclude.
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