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13.03.17 - 22:000
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:43

Il Caffé a rischio sopravvivenza: quattro licenziamenti e alcuni tempi ridotti per non chiudere

Il settimanale ha dovuto ricorrere a misure drastiche. Syndicom mette in realzione con la querelle col Sant'Anna, decretata di fatto la morte dell’inchiesta giornalistica per una questione economico finanziaria"

BELLINZONA - Il settimanale Il Caffè riduce gli effettivi, licenziando quattro collaboratori, mentre alcuni sono passati a percentuale ridotta, per garantire la sopravvivenza del giornale stesso.. A darne notizia è il sindacato Syndicom, che in una nota preoccupata mette in relazione i decreti d'accusa emessi ai danni di quattro giornalisti per il caso Sant'Anna. La situazione finanziaria, si legge nella lettera inviata ai collaboratori, è disastrosa. "Questa brutta notizia coincide purtroppo con la controversa vicenda dei quattro decreti d’accusa nei confronti dei giornalisti del Caffè e con l’inevitabile impatto intimidatorio che avrà su tutti i media del nostro piccolo Cantone", scrive il sindacato, preoccupato, che attacca il Sant'Anna: "in questo contesto preoccupa inoltre il contorto comunicato stampa della clinica, inviato a tutte le redazioni ticinesi, che parla apertamente di diffamazione intenzionale. La clinica afferma che “le procedure penali si debbano fare nelle aule giudiziarie e non sui media” e allo stesso tempo si auto-assolve con un comunicato stampa sentenziando che “le decisioni del PP riconoscono indirettamente alla Clinica e al suo personale di aver agito e di agire tuttora nel rispetto delle regole” (pur non avendo risposto alle interrogazioni poste dai giornalisti). Un’evidente contraddizione". Questa vicenda ha per Syndicom una conseguenza pesante. "Se da una parte resta viva la speranza che non venga messo definitivamente il bavaglio alla libertà di stampa con una condanna per concorrenza sleale, dall’altra viene decretata di fatto la morte dell’inchiesta giornalistica per una questione economico finanziaria". "L’inesorabile destino delle piccole redazioni, che non trovano più le risorse necessarie per sopravvivere, decreta di fatto la riduzione della pluralità d’informazione. E questo mette fortemente a rischio il nostro sistema democratico. In un contesto simile riescono infatti a sopravvivere soltanto i grandi gruppi editoriali che stanno disegnando nuovi scenari nel controllo politico dell’informazione. Pluralità d’informazione e “scomodo” giornalismo d’inchiesta hanno quindi il destino segnato", si conclude la nota.
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