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17.03.17 - 10:300
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:43

Con la riforma Morisoli-Pamini, almeno tre quinti del Governo cambierebbe. E Borradori avrebbe dovuto lasciare Bellinzona dieci anni prima

I due deputati di Area Liberale propongono che i Ministri rimangano in carica al massimo due legislature, "così nessuno rimarrebbe lì finché vuole il partito". Come sarebbe cambiato il passato? E un domani?

BELLINZONA - Otto anni, al massimo, per la carica di Consigliere di Stato. È ciò che chiedono i deputati di Area Liberale Paolo Pamini e Sergio Morisoli. La motivazione? Diverse, a essere precisi. Dopo una lode al sistema democratico svizzero, precisano come esso "deve però ogni tanto essere revisionato e rimesso a punto. In questa sede riteniamo, con una iniziativa nella forma generica, che a livello cantonale sia opportuno introdurre per legge la limitazione degli anni di presenza nell’esecutivo cantonale. Un periodo di 4+4 anni è sufficientemente lungo per inizializzare, sviluppare e concretizzare qualsiasi progetto politico di una certa importanza. L’esperienza dimostra che l’onere e l’impegno della carica esecutiva non permette più a chi la occupa di dare il massimo su un arco di tempo troppo lungo". A loro avviso, una carica di due legislature al massimo, complete e consecutive, porterebbe svariati vantaggi, dal fatto che chi occupa la carica sa di avere un tempo determinato a disposizione, così come Parlamento e Governo diverrebbero consapevoli di dover esaurire taluni dossier in otto anni, facendo diventare i programmi di legislatura più snelli e controllabili. "I partiti devono regolare la successione e hanno la possibilità di dinamizzare l’offerta di candidati. I cittadini sanno che nessuno è eletto fin quando lo vuole lui/lei o il partito", proseguono Morisoli e Pamini. "Fare il Consigliere di Stato non deve essere la professione della vita, ma un periodo intenso al servizio del Paese. La carica non è un punto d’arrivo o un premio alla carriera, ma un punto di partenza per proporre soluzione ragionate che continueranno eventualmente i successori", insistono, convinti che in questo modo verrebbe impedito "il consolidarsi di abitudini e situazioni anomale", permetterebbe di "minimizzare nel tempo i rischi di favoritismi e clientelismi" e "rinforza lo spirito di milizia, e favorisce il ricambio generazionale". Una riforma del genere, probabilmente, impiega tempo per essere, semmai, resa possibile. Ammettendo, però, in via ipotetica, un'entrata in vigore quasi immediata, alle prossime elezioni Paolo Beltraminelli, Norman Gobbi e Manuele Bertoli non sarebbero più eleggibili, mentre Claudio Zali potrebbe mantenere il posto in virtù del fatto che è subentrato a legislatura in corso dal defunto Michele Barra. Quindi, ci sarebbe un ricambio importante del Consiglio di Stato. Dando un'occhiata al passato, Laura Sadis, per esempio, è rimasta in carica due legislature, così come vorrebbero Pamini e Morisoli. Marco Borradori, invece, Marco Borradori ha occupato il posto a Bellinzona per quattro legislature, venendo rieletto anche per la quinta, che non ha concluso a causa della candidatura al posto di sindaco di Lugano, poi ottenuto. Il primo Ministro leghista, quindi, seguendo il ragionamento dei due esponenti di Area Liberale, sarebbe potuto rimanere a Palazzo delle Orsoline solo fino al 2003. La socialista Patrizia Pesenti è stata Consigliera di Stato per tre legislature, Gabriele Gendotti per due e mezzo, Marina Masoni per tre, Luigi Pedrazzini anche. Un cambio sostanziale si è avuto solo nel 2011, nei nomi in particolare (oltre che nella ripartizione dei seggi, con i leghisti che presero un seggio ai liberali). Scorrendo all'indietro, a parte Giuseppe Buffi, non si vedono lunghissimi "interregni". Dunque, i Ministri attuali avrebbero più di un motivo per opporsi all'iniziativa di Pamini e Morisoli, fermo restando che è troppo presto per parlare di eventuali ricandidature, e che gli scandali di questi giorni stanno facendo sì che la fiducia popolare nei confronti dei membri dell'Esecutivo, in particolare Gobbi e Beltraminelli, pare vacillare. Con un limite, come cambierebbe l'assetto governativo ticinese? Solo nelle persone o anche nella ripartizione partitica?
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