Politica
01.06.17 - 11:000
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:43
Il PLR prosegue sulla sua via, "quella che si vede è una lotta contro i mulini a vento. La Posta deve adattarsi ai cambiamenti della società"
Il presidente dei giovani liberali del Mendrisiotto ci scrive dopo il vertice fra Gigante Giallo e Consiglio di Stato. "La nostra idea segue il compromesso che ha reso la Svizzera quella che è"
di Christian Bruccoleri*Sono felice di vedere che la Posta abbia raccolto i suggerimenti e le richieste del Consiglio di stato per avvicinarsi alla popolazione, che evidentemente risulta scocciata da tutta la confusione che si sta creando riguardo questo tema della chiusura degli uffici postali.
Che sia la strategia giusta da adottare penso che potremo saperlo solo a giochi fatti, per ora posso sicuramente dire che questa risulta essere la migliore delle strade, soprattutto perchè segue quel principio del compromesso, che piace tanto a noi svizzeri e ha aiutato sicuramente il nostro paese a diventare quello che è oggi.
Posso ritenermi sicuramente contento riguardo al fatto che l'amministrazione della Posta ha annunciato investimenti per nuove infrastrutture e servizi nel nostro cantone: è proprio quello che necessitiamo oggi! Progresso, investimenti e novità per offrire un servizio pubblico rinnovato e adatto alle esigenze della società di oggi (e del futuro).
Per quanto riguarda l'opinione di Nadia Ghisolfi (che non ritiene una soluzione quella di coniugare gli uffici postali con altre realtà come i negozi di paese, ndr), sicuramente è da rispettare come qualsiasi opinione personale. Tuttavia, sono dell'avviso che bisogna mettere qualche puntino sulle i per chiudere il cerchio e risultare finalmente chiari.
Non mi piace molto il pessimismo che porta ad un pensiero negativo verso l'altro e il nuovo, rispettivamente non vedo necessario spiegare le azioni compiute da un'azienda (in questo caso la Posta) come una forzatura nei confronti della popolazione, atta a giustificare un piano che prevede la chiusura dei suoi uffici. La posta è un'impresa e in quanto tale - ce lo insegna l'economia spicciola - è chiamata ad adattare il servizio che offre in base al mercato in cui opera: che senso avrebbe che la Posta stessa debba influenzare negativamente il suo mercato - ad esempio riducendo gli orari d'apertura dei suoi uffici - per far si che calino i suoi utili e quindi poter giustificare la chiusura dei suoi uffici o l'eventuale licenziamento del suo personale? Che senso avrebbe l'allontanamento coatto dei suoi clienti, quando vive proprio grazie a quelli? Mi sembra un ragionamento lievemente astruso e contorto per essere preso effettivamente in considerazione...
Voglio credere, o meglio sono convinto, che la posta si stia semplicemente adattando al suo mercato, ai cambiamenti che domanda la sua clientela in base alle proprie esigenze modificate (cambiamenti che non sono altro che il riflesso del mutamento della società di oggi e del prossimo futuro; basti pensare ad esempio al pagamento delle fatture per cui gli uffici della Posta fino a poco tempo fa erano fondamentali, quando oggi lo stesso procedimento avviene già in gran maggioranza attraverso i canali informatici senza la necessità dell'intercessione dell'ufficio postale). Se la gente usufruisce di meno degli uffici postali (e i dati che lo dimostrano ci sono) è legittimo che la Posta abbia la facoltà di adattarsi a ció.
Naturalmente, non si deve dimenticare la natura del servizio che offre: Nadia Ghisolfi lo dice bene, è un servizio pubblico e in quanto tale deve considerare le esigenze della popolazione ed è fondamentale che ci sia, perchè non è finito e, per come è stato pensato agli inizi, non avrà mai senso di capitolare. È, peró, altrettanto fondamentale che sia in grado di adattarsi al cambiamento di queste esigenze. Ha più senso combattere per un ufficio postale che tiene aperto 2 ore al giorno, in orari difficilmente compatibili con quelli dei lavoratori, oppure convertire il servizio ad un alternativa che offre praticamente le stesse possibilità, ma per 8 ore? Preferisco decisamente che avere 8 ore di servizio, se il costo da pagare è che l'ufficio postale condivida i suoi spazi con un piccolo negozio di paese, con un piccolo bar o con una cancelleria comunale… e che costo, direi, quando questa alternativa offre la possibilità ti tener accesa la vita di un paese (e/o delle valli) come Breggia grazie alla "Dispensa" o come Pedrinate grazie a "da Rosa"!
Quello che vedo ora non è altro che una lotta contro i mulini a vento: le alternative nobili e adatte a sopportare (almeno temporanemente) i cambiamenti che sono adesso in atto ci sono: bisogna semplicemente riconoscerle, pubblicizzarle e aprire una discussione al riguardo, senza preconcetti e con la volontà di - anche e come dovrebbe essere naturale - adattarsi eventualmente ad esse. Se poi non dovessero risultare le soluzioni migliori, nulla vieta di mettere nuovamente in discussione il cambiamento, ma da qualche parte credo che bisogna pur cominciare e se dobbiamo farlo da queste proposte già presentate, i risultati raggiunti fin ora possono lasciarci ben sperare.
Ulteriori alternative si possono sicuramente pensare, basti guardare al processo di digitalizzazione che stiamo vivendo oggi. Tuttavia credo che per ora ci si possa focalizzare su questo tipo di soluzioni, le quali risultano più attente al rispetto dell'ambito sociale e delle relazioni tra persone. Infatti, mi sembra di percepire che la maggior parte delle persone non sia ancora pronta a lasciare che delle macchine entrino con così grande irruenza nelle nostre vite.
Il tempo sarà furiere, arbitro e giudice di innumerevoli ulteriori alternative, ma per ora rimarrei su questa linea di equo compromesso. Quel che bisonga fare è non spaventarsi e chiudersi a riccio di fronte alle prime difficoltà, altrimenti difficilmente si potrà andare avanti, anche solo di poco.
*presidente Giovani Liberali Radicali per il Mendrisiotto