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26.07.17 - 09:000
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:43

La tesi shock di Danti, "i fascisti ticinesi volevano essere italiani. Il loro motto fu 'Gottardo confine naturale dell'Italia', ma la storia li ha cancellati"

Il fondatore di Lega Sud torna alla carica con un articolo sul movimento fascista locale. "Se vi imbattete in un ticinese che si dice svizzero, non ridicolizzatelo, ha vissuto anni di disinformazioni storiche. Dalle elezioni alla marcia su Bellinzona..."

BELLINZONA - "Bisogna sgombrare il campo dalla comoda teoria che fu il Fascismo ad attizzare i ticinesi con propositi velleitari mentre questi non volevano saperne di “annettersi all’Italia”, attaccati anima e corpo alla Confederazione. Fu piuttosto vero il contrario, cioè che fu l’Italia a non rivendicare ufficialmente la Svizzera italiana, nonostante molti ticinesi sognassero e volessero l’annessione al Regno d’Italia". Comincia così un lungo articolo di Luciano Milan Danti, pubblicato sul sito online primatonazionale.

In questi giorni si è parlato molto di Svizzera e Lombardia, in particolare di un'annessione della seconda alla prima, dopo una teoria della Neue Zürcher Zeitung, combattuta da un filosofo. Poteva mancare l'opinione di colui che si presentò con la Lega Sud dicendo che il Ticino è in realtà italiano? No, infatti, e Danti si prepara a far discutere parlando di un tema scomodo come il fascismo in Ticino.

Secondo la sua teoria, "e affermare il contrario è storicamente insostenibile", l'Italia non era abbastanza forte per rivendicare il Ticino senza avere problemi nei rapporti con le altre nazioni. In molti ticinesi videro, sostiene Danti, il fascismo come un'opportunità di unirsi all'Italia, ma in diversi se ne distanziarono una volta visto quanto stava accadendo col regime nella vicina Penisola.

Tutti coloro che volevano che il Ticino (e anche il Grigioni) fosse italiano, a quei tempi, erano fascisti? Per l'attuale consigliere comunale di Ronco Sopra Ascona, no. "Li buttarono tutti (tranne gli esponenti socialisti) in un unico calderone e chi si pose a difesa dell’italianità, anche con idee irredentiste (ben precedenti al Fascismo), venne poi confuso e classificato fascista a priori", e per suffragare la sua teoria cita Canevascini, anti fascista per eccellenza, che riteneva la Svizzera troppo piccola per poter sviluppare una civltà propria.

Luciano Milan Danti fa poi un lungo excursus sul fascismo nel nostro Cantone, nato prima che Mussolini prendesse il potere in Italia. "In Ticino i ticinesi s’infervorarono per il Duce e fu così che il Fascio Ticinese, con il motto “Gottardo confine naturale dell’Italia”, divenne sinonimo di Irredentismo e di patriottismo italiano da parte dei ticinesi", prosegue l'articolo.

Danti accusa nel suo scritto dei movimenti per occultare un presunto risultato importante dei fascisti alle elezioni del 1935, e parla della marcia su Bellinzona del 1934, "una marcia dimostrativa, con l’intento pratico di occupare la sede del Governo cantonale dichiarando la volontà dell’annessione all’Italia". Le cronache parlano di poche persone, ma, poiché non esistono foto dell'evento e vi sono testimonianze discordanti, contesta la versione ufficiale. Da lì, spiega, partì la persecuzione verso molti irredentisti.

Durissima la chiusura del pezzo: "se vi doveste imbattere in un ticinese che si dice svizzero, beh, non insultatelo, non ridicolizzatelo, in fondo è un italiano come un altro che si è inoltrato in una selva oscura, smarrendo la retta via, come molti italiani della Repubblica Italiana. Non è colpa sua: Il ticinese ha vissuto anni di disinformazione e distorsioni storiche che lo lasciano senza dignità. Diamo bocche di porpora ridenti, diamo amor, e un domani a tutti i venti daremo il Tricolor!".

Insomma, i ticinesi, per Danti, avrebbero voluto essere italiani, soprattutto durante il fascismo. E i libri di storia lo hanno cancellato, ritenendolo pericoloso. Una tesi, appunto, forte, e destinata a far discutere.

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