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16.08.17 - 18:430
Aggiornamento: 19.06.18 - 15:43

Botta e risposta al vetriolo. Regazzi, "c'è poco da festeggiare". Marchesi: "sabotate anche Prima i nostri? Di che la categoria imprenditoriale non vuole cambiare le regole"

Prima i nostri ha ottenuto la garanzia federale, ma per Fabio Regazzi "gli iniziativisti sono stati di fatto sconfessati". Reagisce il presidente dell'UDC, "festeggiamo ma sappiamo che non è il traguardo. e il successo in Parlamento non è scontato"

BELLINZONA - L'iniziativa democentrista Prima i nostri ha ricevuto oggi la tant attesa e sospirata garanzia federale. C'è però un ma, ovvero secondo il Consiglio Federale i margini di manovra sarebbero comunque limitati.

In casa UDC esultano, Fabio Regazzi, Consigliere Nazionale del PPD e presidente di AITI ritiene che ci sia ben poco da festeggiare. "Prima i nostri potrà anche avere la garanzia federale, ma il margine di manovra è assai limitato, per non dire che è quasi nullo: la prima è una questione di forma, la seconda di sostanza", ha scritto su Facebook.

"Il Consiglio federale ci dice in altri termini che la norma è sì compatibile con il diritto federale ma che il Cantone praticamente non può fare quasi niente. Non capisco quindi cosa ci sia da esultare, visto che questa presa di posizione - al di là del titolo - sconfessa semmai gli iniziativisti poiché sancisce in modo chiaro che gli atti parlamentari proposti dalla Commissione speciale del Gran Consiglio non possono essere adottati", termina.

Il suo commento ha scatenato l'ira del presidente dell'UDc Piero Marchesi, che in questi giorni si era già confrontato a distanza e via social sul tema anche con un altro pipidino, Giorgio Fonio: come abbiamo sottolineato, i rapporti fra i due partiti a volte non appaiono idilliaci. "Regazzi, sabotate anche Prima i nostri?" chiede provocatoriamente, pensando chiaramente al 9 febbraio. "Il Consiglio Federale ha chiaramente sancito che la nuova Costituzione cantonale (quella con l'articolo Prima i Nostri) é conforme al diritto federale. Ergo, é in linea con la Costituzione svizzera e può essere applicata.
Se non fosse applicabile, come certamente vorrebbe Regazzi, il Governo federale si sarebbe pronunciato in altro modo", continua.

"Che fa sorridere è poi l'affermazione che il Consiglio federale si sarebbe pronunciato sugli atti parlamentari elaborati dalla commissione speciale. Non sono ancora passati in Parlamento e li avrebbe già visti e analizzati il Consiglio federale?". E poi attacca: "Per favore Regazzi, sei una persona che stimo, non cadere cosi in basso. Di chiaramente che la tua categoria (AITI) non vuole regole nel mercato del lavoro, neppure quelle votate dal popolo e così stiamo tutti più sereni. D'altro canto, Regazzi conferma ancora una volta l'intenzione di sabotare la volontà popolare come in occasione dell'applicazione del 9 febbraio a Berna dove si era astenuto dal votare".

Quindi, "Marchesi e l'UDC dunque festeggiano questo importante passo odierno, che però sappiamo non essere il traguardo, in quanto la competenza è ora del Gran consiglio, dove l'esito dell'applicazione, soprattutto dopo queste prese di posizione, è poco scontata".
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